Dopo la prima traduzione inglese di John Harington, tre versioni complete dell’Orlando Furioso furono pubblicate fra il 1755 e il 1823: la prima di William Huggins, la seconda di John Hoole (1783), l’ultima ad opera di William Stewart Rose. Il saggio ‘Wordsworth’s Ariosto: Translation as Metatext and Misreading’ prende in esame questi lavori ed esplora le strategie testuali e paratestuali adottate dai traduttori a fronte delle valutazioni contraddittorie riservate al poema ariostesco. In particolare, il saggio si sofferma sulla traduzione – sorprendentemente mal riuscita – data da William Wordsworth di un frammento del Canto I (risalente al novembre 1802). Alla luce della poetica e della poesia di Wordsworth, il frammento rivela un atteggiamento ambivalente verso il romance e il poema di Ariosto, più ampiamente documentato dal libro V di The Prelude (scritto nel 1804) e Peter Bell (nelle versioni 1798 e 1806). E’ ricostruendo la sottile dialettica fra ‘romance of tradition’ e ‘romance of the mind’ o, più in generale, fra ‘dipendenza’ ed ‘emancipazione’ dalla grande tradizione letteraria, che si può giungere a riconoscere nella traduzione deludente di Wordsworth un gesto di inconsapevole ‘mislettura’, una involontaria parodia dell’originale e di Ariosto, per Wordsworth – alla fin fine – grande maestro e precursore.
Wordsworth's Ariosto: Translation as Metatext and Misreading / Bandiera, Laura. - (2005), pp. 121-145.
Wordsworth's Ariosto: Translation as Metatext and Misreading
BANDIERA, Laura
2005-01-01
Abstract
Dopo la prima traduzione inglese di John Harington, tre versioni complete dell’Orlando Furioso furono pubblicate fra il 1755 e il 1823: la prima di William Huggins, la seconda di John Hoole (1783), l’ultima ad opera di William Stewart Rose. Il saggio ‘Wordsworth’s Ariosto: Translation as Metatext and Misreading’ prende in esame questi lavori ed esplora le strategie testuali e paratestuali adottate dai traduttori a fronte delle valutazioni contraddittorie riservate al poema ariostesco. In particolare, il saggio si sofferma sulla traduzione – sorprendentemente mal riuscita – data da William Wordsworth di un frammento del Canto I (risalente al novembre 1802). Alla luce della poetica e della poesia di Wordsworth, il frammento rivela un atteggiamento ambivalente verso il romance e il poema di Ariosto, più ampiamente documentato dal libro V di The Prelude (scritto nel 1804) e Peter Bell (nelle versioni 1798 e 1806). E’ ricostruendo la sottile dialettica fra ‘romance of tradition’ e ‘romance of the mind’ o, più in generale, fra ‘dipendenza’ ed ‘emancipazione’ dalla grande tradizione letteraria, che si può giungere a riconoscere nella traduzione deludente di Wordsworth un gesto di inconsapevole ‘mislettura’, una involontaria parodia dell’originale e di Ariosto, per Wordsworth – alla fin fine – grande maestro e precursore.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Wordsworth.pdf
non disponibili
Tipologia:
Documento in Post-print
Licenza:
Creative commons
Dimensione
225.36 kB
Formato
Adobe PDF
|
225.36 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.