Il lavoro monografico mette in rilievo come la partecipazione, che nei procedimenti individuali è la più piena espressione del principio del giusto procedimento, ha assunto un rilievo preponderante anche nell’attività amministrativa generale. Quest’ultima, che da un lato è caratterizzata da un’elevata discrezionalità e dall’altro tocca interessi collettivi, talvolta di rilievo costituzionale, si allontana sempre più dal paradigma dell’attività meramente esecutiva. In essa, l’acquisizione degli interessi nella fase istruttoria costituisce l’essenza della decisione amministrativa, cosicché la partecipazione, oltre ad assumere rilievo sostanziale, è uno strumento indispensabile anche per il soddisfacimento di istanze democratiche. Lo studio monografico mette in rilievo come nei procedimenti volti all’adozione di atti amministrativi generali, le specifiche finalità perseguite e la particolare complessità e accuratezza dell’istruttoria rendono le tradizionali forme di partecipazione ispirate ad una logica di tipo difensivo inadeguate per garantire una sufficiente emersione degli interessi coinvolti. Al tempo stesso, l’esigenza di raggiungere un equilibrio tra istanze partecipative e buon andamento dell’amministrazione, qui particolarmente sentita, ma anche più difficile da soddisfare, può scontrarsi con l’intensità delle garanzie partecipative previste nelle diverse discipline. Al riguardo, l’A. mette in luce la rilevanza dell’obbligo di motivazione che, se esteso ai procedimenti diretti all’emanazione di atti a contenuto generale, può contribuire a rafforzare l’effettività della partecipazione, accrescendo la trasparenza dell’agire amministrativo. Al tempo stesso, per alcuni tipi di atti di minore rilevanza, la sua imposizione potrebbe contrastare con le esigenze di funzionalità dell'azione regolatoria. Nel corso dell'analisi si mette in luce come alla presenza ed al rafforzamento della partecipazione, nei procedimenti generali, abbia concorso in misura significativa il diritto europeo e quello internazionale pattizio. Queste discipline, infatti, sia attraverso la conformazione delle discipline nazionali di settore sia attraverso il ruolo di integrazione della disciplina legislativa esercitato dai principi dell'ordinamento comunitario, richiamati dall'art. 1, comma primo, della l. n. 241 del 1990, hanno contribuito a colmare la lacuna di questa legge in ordine alla disciplina della partecipazione nei procedimenti precettivi.
La partecipazione all'attività amministrativa generale / Cocconi, Monica. - STAMPA. - (2010), pp. 1-254.
La partecipazione all'attività amministrativa generale
COCCONI, Monica
2010-01-01
Abstract
Il lavoro monografico mette in rilievo come la partecipazione, che nei procedimenti individuali è la più piena espressione del principio del giusto procedimento, ha assunto un rilievo preponderante anche nell’attività amministrativa generale. Quest’ultima, che da un lato è caratterizzata da un’elevata discrezionalità e dall’altro tocca interessi collettivi, talvolta di rilievo costituzionale, si allontana sempre più dal paradigma dell’attività meramente esecutiva. In essa, l’acquisizione degli interessi nella fase istruttoria costituisce l’essenza della decisione amministrativa, cosicché la partecipazione, oltre ad assumere rilievo sostanziale, è uno strumento indispensabile anche per il soddisfacimento di istanze democratiche. Lo studio monografico mette in rilievo come nei procedimenti volti all’adozione di atti amministrativi generali, le specifiche finalità perseguite e la particolare complessità e accuratezza dell’istruttoria rendono le tradizionali forme di partecipazione ispirate ad una logica di tipo difensivo inadeguate per garantire una sufficiente emersione degli interessi coinvolti. Al tempo stesso, l’esigenza di raggiungere un equilibrio tra istanze partecipative e buon andamento dell’amministrazione, qui particolarmente sentita, ma anche più difficile da soddisfare, può scontrarsi con l’intensità delle garanzie partecipative previste nelle diverse discipline. Al riguardo, l’A. mette in luce la rilevanza dell’obbligo di motivazione che, se esteso ai procedimenti diretti all’emanazione di atti a contenuto generale, può contribuire a rafforzare l’effettività della partecipazione, accrescendo la trasparenza dell’agire amministrativo. Al tempo stesso, per alcuni tipi di atti di minore rilevanza, la sua imposizione potrebbe contrastare con le esigenze di funzionalità dell'azione regolatoria. Nel corso dell'analisi si mette in luce come alla presenza ed al rafforzamento della partecipazione, nei procedimenti generali, abbia concorso in misura significativa il diritto europeo e quello internazionale pattizio. Queste discipline, infatti, sia attraverso la conformazione delle discipline nazionali di settore sia attraverso il ruolo di integrazione della disciplina legislativa esercitato dai principi dell'ordinamento comunitario, richiamati dall'art. 1, comma primo, della l. n. 241 del 1990, hanno contribuito a colmare la lacuna di questa legge in ordine alla disciplina della partecipazione nei procedimenti precettivi.File | Dimensione | Formato | |
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