MARIA ZANICHELLI, Democrazia e lealtà alle leggi: un problema educativo, in AA.VV., La sostenibilità della democrazia nel XXI secolo, a cura di M. Cartabia e A. Simoncini, Bologna, Il Mulino, 2009, pp. 321-351. ABSTRACT Il saggio approfondisce il ruolo del senso del diritto e della lealtà alle leggi quali importanti fondamenti extra-politici della democrazia e garanzie della sua stessa ‘sostenibilità’. In quanto metodo politico la democrazia non è necessariamente capace di autofondarsi: la sua qualità e la sua tenuta dipendono da specifici contenuti valoriali, connessi ai comportamenti e alle convinzioni dei suoi attori. In effetti, prima che una modalità di decision making o di selezione della leadership, la democrazia è un ideale normativo, un ethos personale del cittadino e di chi governa, un modo di concepire sostanzialmente i rapporti individuo - autorità e la stessa convivenza umana (1). Non a caso diverse teorie contemporanee hanno posto in rilievo i profili preistituzionali della democrazia (O. Höffe, R. Dahl, E.-W. Böckenförde), configurando un catalogo di “virtù civiche” per i cittadini del XXI secolo (§ 2). Tra queste, occorre riconoscere un rilievo preminente alla lealtà, intesa come impegno a non tradire regole condivise (dal significato originario di fides, capacità di mantenere le promesse e rispettare la parola data). La sua declinazione civico-giuridica, la fedeltà alle leggi, possiede una peculiare valenza fondativa rispetto alla democrazia quale sistema politico basato sull’autolegislazione. La democrazia, infatti, necessita della lealtà dei consociati in modo più pregnante rispetto ad altre forme di governo. La sua pretesa di lealtà non è mera pretesa di obbedienza, poiché la forza vincolante delle norme e delle decisioni che essa produce poggia sul consenso, non sulla mera coercizione. Proprio per questo il rispetto delle leggi in democrazia diviene una forma di lealtà: non si tratta semplicemente di sottostare alle prescrizioni di un’autorità esterna, bensì di partecipare a un sistema che impegna tutti, poiché tutti, se non altro come elettori, ne hanno accettato i presupposti. In modo speculare, nel disprezzo delle leggi si annida una delle minacce più gravi al tessuto democratico di una società (§ 3). Cogliere un nesso fondante tra lealtà alle leggi e democrazia significa non solo riconoscere il ruolo specifico del diritto nel connotare la forma di governo democratica, ma anche ricondurre il significato della democrazia alle ragioni profonde che muovono l’agire dei soggetti, privati e pubblici, prima che ai meccanismi istituzionali che la qualificano politicamente. Il senso della legalità infatti è una qualità soggettiva dei consociati: presuppone una certa conoscenza del diritto, l’interiorizzazione di alcuni criteri di condotta, l’assunzione di un atteggiamento di lealtà verso le norme. Condizione essenziale per la sostenibilità della democrazia è dunque che cittadini e governanti condividano il senso del diritto e della legalità (§ 4).Ciò pone, d’altra parte, un problema eminentemente educativo. L’apprendimento e l’insegnamento della democrazia (G. Zagrebelsky), la possibilità di custodirne e alimentarne il significato, dipendono in larga misura dal ruolo della scuola, della famiglia e più in generale dal dialogo tra le generazioni e dalle diverse esperienze formative che coinvolgono l’individuo nel corso della sua esistenza. Da Platone a Montesquieu a Dewey a Maritain, il tema classico della paideia democratica si ripropone dunque anche oggi in tutta la sua pregnanza (§ 5).
Democrazia e lealtà alle leggi: un problema educativo / Zanichelli, Maria. - (2009), pp. 321-351.
Democrazia e lealtà alle leggi: un problema educativo
ZANICHELLI, Maria
2009-01-01
Abstract
MARIA ZANICHELLI, Democrazia e lealtà alle leggi: un problema educativo, in AA.VV., La sostenibilità della democrazia nel XXI secolo, a cura di M. Cartabia e A. Simoncini, Bologna, Il Mulino, 2009, pp. 321-351. ABSTRACT Il saggio approfondisce il ruolo del senso del diritto e della lealtà alle leggi quali importanti fondamenti extra-politici della democrazia e garanzie della sua stessa ‘sostenibilità’. In quanto metodo politico la democrazia non è necessariamente capace di autofondarsi: la sua qualità e la sua tenuta dipendono da specifici contenuti valoriali, connessi ai comportamenti e alle convinzioni dei suoi attori. In effetti, prima che una modalità di decision making o di selezione della leadership, la democrazia è un ideale normativo, un ethos personale del cittadino e di chi governa, un modo di concepire sostanzialmente i rapporti individuo - autorità e la stessa convivenza umana (1). Non a caso diverse teorie contemporanee hanno posto in rilievo i profili preistituzionali della democrazia (O. Höffe, R. Dahl, E.-W. Böckenförde), configurando un catalogo di “virtù civiche” per i cittadini del XXI secolo (§ 2). Tra queste, occorre riconoscere un rilievo preminente alla lealtà, intesa come impegno a non tradire regole condivise (dal significato originario di fides, capacità di mantenere le promesse e rispettare la parola data). La sua declinazione civico-giuridica, la fedeltà alle leggi, possiede una peculiare valenza fondativa rispetto alla democrazia quale sistema politico basato sull’autolegislazione. La democrazia, infatti, necessita della lealtà dei consociati in modo più pregnante rispetto ad altre forme di governo. La sua pretesa di lealtà non è mera pretesa di obbedienza, poiché la forza vincolante delle norme e delle decisioni che essa produce poggia sul consenso, non sulla mera coercizione. Proprio per questo il rispetto delle leggi in democrazia diviene una forma di lealtà: non si tratta semplicemente di sottostare alle prescrizioni di un’autorità esterna, bensì di partecipare a un sistema che impegna tutti, poiché tutti, se non altro come elettori, ne hanno accettato i presupposti. In modo speculare, nel disprezzo delle leggi si annida una delle minacce più gravi al tessuto democratico di una società (§ 3). Cogliere un nesso fondante tra lealtà alle leggi e democrazia significa non solo riconoscere il ruolo specifico del diritto nel connotare la forma di governo democratica, ma anche ricondurre il significato della democrazia alle ragioni profonde che muovono l’agire dei soggetti, privati e pubblici, prima che ai meccanismi istituzionali che la qualificano politicamente. Il senso della legalità infatti è una qualità soggettiva dei consociati: presuppone una certa conoscenza del diritto, l’interiorizzazione di alcuni criteri di condotta, l’assunzione di un atteggiamento di lealtà verso le norme. Condizione essenziale per la sostenibilità della democrazia è dunque che cittadini e governanti condividano il senso del diritto e della legalità (§ 4).Ciò pone, d’altra parte, un problema eminentemente educativo. L’apprendimento e l’insegnamento della democrazia (G. Zagrebelsky), la possibilità di custodirne e alimentarne il significato, dipendono in larga misura dal ruolo della scuola, della famiglia e più in generale dal dialogo tra le generazioni e dalle diverse esperienze formative che coinvolgono l’individuo nel corso della sua esistenza. Da Platone a Montesquieu a Dewey a Maritain, il tema classico della paideia democratica si ripropone dunque anche oggi in tutta la sua pregnanza (§ 5).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.