Maria Candida Ghidini La nebbia e l’incenso. Note sulla poesia di mat’ Marija nell’emigrazione <br> La figura della poetessa mat’ Marija (18-1945), al secolo Elizaveta Skobcova-Karavaeva, costituisce un utile punto di vista per studiare la relazione tra la cultura russa del primo Novecento e quella dell’emigrazione dei decenni a seguire: una relazione di continuità, ma al tempo stesso di rimeditazione, rielaborazione e, per certi versi, perfino di rifiuto. <br> La sua opera e la sua attività pongono anche il problema del rapporto tra la cultura russa dell’emigrazione e quella sovietica. Le due questioni – il retaggio del primo Novecento e la frattura prodottasi nella cultura russa dopo la Rivoluzione d’Ottobre – non sono in realtà separabili: spesso proprio da un ripensamento critico dell’eredità del pensiero russo primonovecentesco nacque l’idea di un riavvicinamento tra le due culture russe, quella in esilio e quella in patria. La stessa riflessione sulla natura del comunismo e sulla via intrapresa dal bolscevismo per alcuni pensatori emigrati non poté prescindere dal riconoscimento delle responsabilità e delle mancanze dell’intelligencija russa. È, ad esempio, il caso delle esperienze dell’euroasismo e dello smenovechotsvto; ma, seppur con modalità molto diverse, anche movimenti più moderati, come «Utverždenie» [Conferma], «Novyj Grad» [Città nuova] e «Pravoslavnoe Delo» [Azione ortodossa], erano alla ricerca di vie nuove e criticavano l’astrattezza delle teorie della generazione che li aveva preceduti.<br> Senza mai chiudersi in giudizi assoluti sullo stato delle cose nella Russia sovietica, Mat’ Marija non visse l’emigrazione come uno stato definitivo, lavorò per una Russia indivisa e non escluse mai a priori la possibilità di tornare, pur essendo perfettamente consapevole della natura totalitaria e oppressiva del regime. Partendo da queste coordinate storiche il saggio conduce un'analisi testuale della poesia che mat' Marija riprese a scrivere dopo il 1926, evidenziandone le peculiarità e le differenze dal periodo modernista. <br><br> The Russian poetess mat' Marija (Elizaveta Skobcova-Karavaeva) represents a useful focal point for studying the complex relationship between the Russian culture of the Silver Age and that of the emigration in the following decades: a relationship which is characterized by continuity, and, at the same time, by a process of revision, and at times, rejection.<br> Moreover, her work and creative output raise the issue of the problematic relationship between the Russian culture of emigration and the Soviet one. In reality it is impossible to separate the two issues - that’s to say the early 20th century’s heritage and the fracture that developed in Russian culture as a result of the October revolution. The idea of bridging the two cultures - the one in exile and the one in the motherland - often originated from a critical rethinking of the Russian Silver’s age school of thought. Some of the exiled intellectuals were not able to reflect upon the nature of communism and the path taken by Bolshevism without acknowledging the responsibilities and the failures of the Russian intelligentsia. This is the case of disparate movements such as euroasism, smenovechotsvto, "Utverždenie"and "Novyj Grad" which were exploring new ways forward and were highly critical of the previous generation.<br> Without standing in judgment of what was happening in Soviet Russia, mat' Marija didn't view her emigration status as something final, but worked hard to promote a united Russia. She never ruled out the possibility of returning home, notwithstanding her awareness of the oppressive and totalitarian nature of the current regime. Starting from these historical facts , this paper puts forward a textual analysis of mat' Marija's poetry after 1926, highlighting its peculiarities and the differences from the modernistic period.
La nebbia e l’incenso. Note sulla poesia di mat’ Marija nell’emigrazione / Ghidini, Maria Candida. - (2005), pp. 123-153.
La nebbia e l’incenso. Note sulla poesia di mat’ Marija nell’emigrazione
GHIDINI, Maria Candida
2005-01-01
Abstract
Maria Candida Ghidini La nebbia e l’incenso. Note sulla poesia di mat’ Marija nell’emigrazioneLa figura della poetessa mat’ Marija (18-1945), al secolo Elizaveta Skobcova-Karavaeva, costituisce un utile punto di vista per studiare la relazione tra la cultura russa del primo Novecento e quella dell’emigrazione dei decenni a seguire: una relazione di continuità, ma al tempo stesso di rimeditazione, rielaborazione e, per certi versi, perfino di rifiuto.
La sua opera e la sua attività pongono anche il problema del rapporto tra la cultura russa dell’emigrazione e quella sovietica. Le due questioni – il retaggio del primo Novecento e la frattura prodottasi nella cultura russa dopo la Rivoluzione d’Ottobre – non sono in realtà separabili: spesso proprio da un ripensamento critico dell’eredità del pensiero russo primonovecentesco nacque l’idea di un riavvicinamento tra le due culture russe, quella in esilio e quella in patria. La stessa riflessione sulla natura del comunismo e sulla via intrapresa dal bolscevismo per alcuni pensatori emigrati non poté prescindere dal riconoscimento delle responsabilità e delle mancanze dell’intelligencija russa. È, ad esempio, il caso delle esperienze dell’euroasismo e dello smenovechotsvto; ma, seppur con modalità molto diverse, anche movimenti più moderati, come «Utverždenie» [Conferma], «Novyj Grad» [Città nuova] e «Pravoslavnoe Delo» [Azione ortodossa], erano alla ricerca di vie nuove e criticavano l’astrattezza delle teorie della generazione che li aveva preceduti.
Senza mai chiudersi in giudizi assoluti sullo stato delle cose nella Russia sovietica, Mat’ Marija non visse l’emigrazione come uno stato definitivo, lavorò per una Russia indivisa e non escluse mai a priori la possibilità di tornare, pur essendo perfettamente consapevole della natura totalitaria e oppressiva del regime. Partendo da queste coordinate storiche il saggio conduce un'analisi testuale della poesia che mat' Marija riprese a scrivere dopo il 1926, evidenziandone le peculiarità e le differenze dal periodo modernista.
The Russian poetess mat' Marija (Elizaveta Skobcova-Karavaeva) represents a useful focal point for studying the complex relationship between the Russian culture of the Silver Age and that of the emigration in the following decades: a relationship which is characterized by continuity, and, at the same time, by a process of revision, and at times, rejection.
Moreover, her work and creative output raise the issue of the problematic relationship between the Russian culture of emigration and the Soviet one. In reality it is impossible to separate the two issues - that’s to say the early 20th century’s heritage and the fracture that developed in Russian culture as a result of the October revolution. The idea of bridging the two cultures - the one in exile and the one in the motherland - often originated from a critical rethinking of the Russian Silver’s age school of thought. Some of the exiled intellectuals were not able to reflect upon the nature of communism and the path taken by Bolshevism without acknowledging the responsibilities and the failures of the Russian intelligentsia. This is the case of disparate movements such as euroasism, smenovechotsvto, "Utverždenie"and "Novyj Grad" which were exploring new ways forward and were highly critical of the previous generation.
Without standing in judgment of what was happening in Soviet Russia, mat' Marija didn't view her emigration status as something final, but worked hard to promote a united Russia. She never ruled out the possibility of returning home, notwithstanding her awareness of the oppressive and totalitarian nature of the current regime. Starting from these historical facts , this paper puts forward a textual analysis of mat' Marija's poetry after 1926, highlighting its peculiarities and the differences from the modernistic period.
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