La tematica delle risorse intangibili ormai da anni assume un ruolo fondamentale nelle realtà delle imprese e, pertanto, negli studi di economia aziendale. È chiaro il significato strategico che esse rivestono nell’ambito della gestione aziendale in termini di condizione necessaria per il conseguimento di obiettivi di competitività e di elevata redditività, quindi per obiettivi di creazione di valore. In questo senso, il problema di dare loro espressione quantitativa ai fini di un corretto controllo e di una efficace comunicazione diventa rilevante. Una volta affrontata la questione legata agli aspetti definitori, molti studi si sono dedicati ad approfondire modelli e strumenti di valutazione del capitale intellettuale, proponendo soluzioni più o meno originali; viste le difficoltà di pervenire a un modello di valutazione unico e valido che permetta di attribuire alle singole componenti del patrimonio intangibile un valore monetario, frequente è l’utilizzo di indicatori chiave di performance (KPI) calcolati in termini fisico-tecnici e monetari e in grado, con una lettura sistematica, di delineare da un punto di vista quantitativo il valore delle risorse intangibili. Mentre il problema della valutazione è sempre aperto, più delineato è l’aspetto della comunicazione. L’informativa relativa al capitale intellettuale risulta oggi ancora volontaria; a questo consegue l’inesistenza di strumenti standardizzati previsti da un punto di vista normativo che non implica, tuttavia, un’assenza di comunicazione. Sono sempre più normali informazioni aggiuntive relative alle risorse intangibili nell’ambito dei documenti accompagnatori del bilancio di esercizio o, addirittura, veri e propri bilanci degli intangibili o relazioni sul capitale intellettuale. Ove questi non presenti, il bilancio sociale rappresenta una sede molto frequente di diffusione di informazioni in tal senso. I più utilizzati standard di redazione del bilancio sociale (GRI e GBS) non prevedono che nella struttura del documento sia presente una parte dedicata al capitale intellettuale; l’informativa è presente implicitamente nelle sezioni relative ai rapporti con gli stakeholder; in altri termini, l’analisi del capitale umano viene effettuata nell’ambito della descrizione dei rapporti con i collaboratori (risorse umane o personale o dipendenti); le informazioni sul capitale strutturale sono inserite nella sezione dedicata all’identità aziendale e, infine, nella descrizione dei rapporti con gli stakeholder esterni (clienti, fornitori, istituzioni, banche, collettività e così via) sono trattate informazioni relative al capitale relazionale. Con riferimento agli strumenti di valutazione/quantificazione delle risorse intangibili, un buon supporto viene dal GRI che prevede un corposo elenco di key performance indicators nell’ambito dei quali possono incontrarsi indicatori utili, per certi versi, a comprendere il valore di determinati asset intangibili. La ricerca empirica conferma questa impostazione; infatti, la gran parte dei documenti analizzati (pari al 91%) non riporta un’informazione esplicita sulle risorse intangibili. Molte sono le riflessioni in termini di conoscenze, esperienze, fiducia, soddisfazione, reputazione, consenso e clima aziendale, ma tutte fornite in maniera sparsa nel documento, nell’ambito delle varie sezioni senza, pertanto, che alle stesse sia dedicata una parte distinta. Le informazioni inserite sono di ordine qualitativo/descrittivo e quantitativo/statistico e difficilmente si riportano indicatori risultanti da un procedimento di calcolo complesso (tipico dei modelli di valutazione del capitale intellettuale). Inoltre, il perimetro di riferimento non risulta, nella maggior parte dei casi (il 75%) ben definito in quanto, in uno stesso bilancio, alcune informazioni riguardano la capogruppo, alcune l’intero gruppo, altre parte del gruppo. Il bilancio sociale (o meglio il bilancio di sostenibilità), attualmente, pare essere la sede più adeguata e più utilizzata per l’informativa sulle risorse intangibili. Non c’è dubbio, d’altro canto, che sostenibilità (economica, sociale e ambientale) e capitale intellettuale siano due concetti molto legati tra loro. Fiducia e reputazione dell’impresa, credibilità e affettività sono influenzate, tra l’altro, da politiche che si fondano su criteri di corporate social responsibility; in generale si può affermare che quanto più l’orientamento della gestione d’impresa si basa su comportamenti socialmente sostenibili, tanto più si accrescerà il valore del patrimonio intangibile della stessa. D’altro canto, ci sembra di poter anche sostenere che la sostenibilità incorpori essa stessa una valenza intangibile fondamentale ai fini della creazione di valore nel medio lungo periodo e che comunicare il sostenibile contribuisca necessariamente ad aumentare il valore delle risorse intangibili.
Bilancio sociale e informativa sulle risorse intangibili / Balluchi, Federica. - (2007), pp. 159-189.
Bilancio sociale e informativa sulle risorse intangibili
BALLUCHI, Federica
2007-01-01
Abstract
La tematica delle risorse intangibili ormai da anni assume un ruolo fondamentale nelle realtà delle imprese e, pertanto, negli studi di economia aziendale. È chiaro il significato strategico che esse rivestono nell’ambito della gestione aziendale in termini di condizione necessaria per il conseguimento di obiettivi di competitività e di elevata redditività, quindi per obiettivi di creazione di valore. In questo senso, il problema di dare loro espressione quantitativa ai fini di un corretto controllo e di una efficace comunicazione diventa rilevante. Una volta affrontata la questione legata agli aspetti definitori, molti studi si sono dedicati ad approfondire modelli e strumenti di valutazione del capitale intellettuale, proponendo soluzioni più o meno originali; viste le difficoltà di pervenire a un modello di valutazione unico e valido che permetta di attribuire alle singole componenti del patrimonio intangibile un valore monetario, frequente è l’utilizzo di indicatori chiave di performance (KPI) calcolati in termini fisico-tecnici e monetari e in grado, con una lettura sistematica, di delineare da un punto di vista quantitativo il valore delle risorse intangibili. Mentre il problema della valutazione è sempre aperto, più delineato è l’aspetto della comunicazione. L’informativa relativa al capitale intellettuale risulta oggi ancora volontaria; a questo consegue l’inesistenza di strumenti standardizzati previsti da un punto di vista normativo che non implica, tuttavia, un’assenza di comunicazione. Sono sempre più normali informazioni aggiuntive relative alle risorse intangibili nell’ambito dei documenti accompagnatori del bilancio di esercizio o, addirittura, veri e propri bilanci degli intangibili o relazioni sul capitale intellettuale. Ove questi non presenti, il bilancio sociale rappresenta una sede molto frequente di diffusione di informazioni in tal senso. I più utilizzati standard di redazione del bilancio sociale (GRI e GBS) non prevedono che nella struttura del documento sia presente una parte dedicata al capitale intellettuale; l’informativa è presente implicitamente nelle sezioni relative ai rapporti con gli stakeholder; in altri termini, l’analisi del capitale umano viene effettuata nell’ambito della descrizione dei rapporti con i collaboratori (risorse umane o personale o dipendenti); le informazioni sul capitale strutturale sono inserite nella sezione dedicata all’identità aziendale e, infine, nella descrizione dei rapporti con gli stakeholder esterni (clienti, fornitori, istituzioni, banche, collettività e così via) sono trattate informazioni relative al capitale relazionale. Con riferimento agli strumenti di valutazione/quantificazione delle risorse intangibili, un buon supporto viene dal GRI che prevede un corposo elenco di key performance indicators nell’ambito dei quali possono incontrarsi indicatori utili, per certi versi, a comprendere il valore di determinati asset intangibili. La ricerca empirica conferma questa impostazione; infatti, la gran parte dei documenti analizzati (pari al 91%) non riporta un’informazione esplicita sulle risorse intangibili. Molte sono le riflessioni in termini di conoscenze, esperienze, fiducia, soddisfazione, reputazione, consenso e clima aziendale, ma tutte fornite in maniera sparsa nel documento, nell’ambito delle varie sezioni senza, pertanto, che alle stesse sia dedicata una parte distinta. Le informazioni inserite sono di ordine qualitativo/descrittivo e quantitativo/statistico e difficilmente si riportano indicatori risultanti da un procedimento di calcolo complesso (tipico dei modelli di valutazione del capitale intellettuale). Inoltre, il perimetro di riferimento non risulta, nella maggior parte dei casi (il 75%) ben definito in quanto, in uno stesso bilancio, alcune informazioni riguardano la capogruppo, alcune l’intero gruppo, altre parte del gruppo. Il bilancio sociale (o meglio il bilancio di sostenibilità), attualmente, pare essere la sede più adeguata e più utilizzata per l’informativa sulle risorse intangibili. Non c’è dubbio, d’altro canto, che sostenibilità (economica, sociale e ambientale) e capitale intellettuale siano due concetti molto legati tra loro. Fiducia e reputazione dell’impresa, credibilità e affettività sono influenzate, tra l’altro, da politiche che si fondano su criteri di corporate social responsibility; in generale si può affermare che quanto più l’orientamento della gestione d’impresa si basa su comportamenti socialmente sostenibili, tanto più si accrescerà il valore del patrimonio intangibile della stessa. D’altro canto, ci sembra di poter anche sostenere che la sostenibilità incorpori essa stessa una valenza intangibile fondamentale ai fini della creazione di valore nel medio lungo periodo e che comunicare il sostenibile contribuisca necessariamente ad aumentare il valore delle risorse intangibili.File | Dimensione | Formato | |
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