Le Fondazioni bancarie hanno costituito una rilevantissima novità sul piano dell’ordinamento creditizio, in particolare (ma non esclusivamente) rivoluzionando il cosmo “pietrificato” della Casse di Risparmio e delle Banche del Monte. La riforma ha portato alla scissione tra le funzioni creditizie e quelle di beneficenza e sociali, che erano proprie dei citati istituti bancari: le prime affidate a Società per Azioni (Casse di Risparmio S.p.A. o Banche del Monte S.p.A.), le seconde ai c.d. Enti conferenti, cioè le fondazioni bancarie. L’attenzione del legislatore si è da subito incentrata su queste ultime, vere e proprie casseforti e talvolta grandi forzieri, contenenti risorse finanziarie da destinare, nel rispetto della legge e degli statuti, ad opere pubbliche, ad attività assistenziali, a beneficenza e al volontariato. Peraltro, le Fondazioni bancarie, in quanto titolari dei pacchetti totalitari (e, comunque, di controllo) delle Casse di Risparmio S.p.A., svolgevano un ruolo di grande influenza sull’intero sistema bancario. Questi fattori hanno comportato che le Fondazioni bancarie siano state al centro di un vero e proprio scontro politico, che si è tradotto in successive riforme dello “status” delle medesime con particolare riferimento alla loro natura giuridica (inizialmente, enti pubblici; successivamente, fondazioni di diritto privato), alle determinazioni dei loro scopi statutari e al potere di vigilanza e di controllo del Ministero del Tesoro (oggi del Ministero dell’Economia). Lo scontro è giunto fino alla Corte Costituzionale, che si è pronunciata con le sentenze 300 e 301, entrambe pubblicate il 29 settembre 2003. Il libro analizza la riforma nella sua evoluzione con particolare attenzione al tema della natura giuridica delle Fondazioni bancarie dal legislatore ascritte – sul piano formale – alla categoria delle persone giuridiche private e, in realtà (sul piano giuridico-sostanziale), mantenute nell’ambito delle persone giuridiche di diritto pubblico. Un’irrisolta contraddizione, che giustifica la definizione di “autentico mostro” affibiata alle Fondazioni bancarie dal Ministro del Tesoro, che avviò la riforma e che trova il suo apice nella sentenza 301, nella quale la Corte Costituzionale sancisce che la proprietà delle Fondazioni è della società civile, una condizione che non trova riscontro né nella legge, né negli statuti, né nella realtà.
Le Fondazioni bancarie. (Profili giuridici) / Pagliari, Giorgio. - (2004).
Le Fondazioni bancarie. (Profili giuridici)
PAGLIARI, Giorgio
2004-01-01
Abstract
Le Fondazioni bancarie hanno costituito una rilevantissima novità sul piano dell’ordinamento creditizio, in particolare (ma non esclusivamente) rivoluzionando il cosmo “pietrificato” della Casse di Risparmio e delle Banche del Monte. La riforma ha portato alla scissione tra le funzioni creditizie e quelle di beneficenza e sociali, che erano proprie dei citati istituti bancari: le prime affidate a Società per Azioni (Casse di Risparmio S.p.A. o Banche del Monte S.p.A.), le seconde ai c.d. Enti conferenti, cioè le fondazioni bancarie. L’attenzione del legislatore si è da subito incentrata su queste ultime, vere e proprie casseforti e talvolta grandi forzieri, contenenti risorse finanziarie da destinare, nel rispetto della legge e degli statuti, ad opere pubbliche, ad attività assistenziali, a beneficenza e al volontariato. Peraltro, le Fondazioni bancarie, in quanto titolari dei pacchetti totalitari (e, comunque, di controllo) delle Casse di Risparmio S.p.A., svolgevano un ruolo di grande influenza sull’intero sistema bancario. Questi fattori hanno comportato che le Fondazioni bancarie siano state al centro di un vero e proprio scontro politico, che si è tradotto in successive riforme dello “status” delle medesime con particolare riferimento alla loro natura giuridica (inizialmente, enti pubblici; successivamente, fondazioni di diritto privato), alle determinazioni dei loro scopi statutari e al potere di vigilanza e di controllo del Ministero del Tesoro (oggi del Ministero dell’Economia). Lo scontro è giunto fino alla Corte Costituzionale, che si è pronunciata con le sentenze 300 e 301, entrambe pubblicate il 29 settembre 2003. Il libro analizza la riforma nella sua evoluzione con particolare attenzione al tema della natura giuridica delle Fondazioni bancarie dal legislatore ascritte – sul piano formale – alla categoria delle persone giuridiche private e, in realtà (sul piano giuridico-sostanziale), mantenute nell’ambito delle persone giuridiche di diritto pubblico. Un’irrisolta contraddizione, che giustifica la definizione di “autentico mostro” affibiata alle Fondazioni bancarie dal Ministro del Tesoro, che avviò la riforma e che trova il suo apice nella sentenza 301, nella quale la Corte Costituzionale sancisce che la proprietà delle Fondazioni è della società civile, una condizione che non trova riscontro né nella legge, né negli statuti, né nella realtà.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.