In questo libro il concetto di Controriforma indica un processo di trasformazione realizzatosi nel corso del Cinquecento che riguardò la Chiesa di Roma e modificò profondamente la vita religiosa, la cultura e la società della penisola italiana estendendo i suoi effetti in Europa grazie al rafforzamento del ruolo politico e spirituale dell’autorità papale. L’accento è quindi posto sul mutamento: dalla risposta alla sfida protestante alla predisposizione dell’arsenale istituzionale e ideologico, sino all’affermazione del modello nell’ultimo scorcio del Cinquecento e al suo progressivo sfaldarsi intorno alla metà del secolo successivo. Questa prospettiva resta al di fuori delle ormai logore distinzioni concettuali tra una Controriforma intesa come reazione repressiva della Chiesa cattolica dinanzi alla frattura luterana e una Riforma cattolica rappresentata dalla continuità degli sforzi positivi di rinnovamento della Chiesa che, sviluppatisi già a partire dalla fine del Medioevo, avrebbero trovato il più alto momento d’espressione e di coordinamento nel concilio di Trento e nell’azione dei vescovi (H.Jedin). All’interno del nesso storicamente strutturale tra Controriforma e Inquisizione, si sono voluti invece sottolineare qui i conflitti e le contrapposizioni che si crearono tra una pluralità di soggetti istituzionali ecclesiastici riguardo alla gestione del comune progetto controriformistico; le tortuose trasformazioni di questo progetto nel difficile confronto con le resistenze e le esigenze della società; il suo complicarsi e stravolgersi nella trasmissione verso il basso lungo la struttura ramificata di governo clericale che da Roma giungeva alle migliaia di operatori ecclesiastici - confessori, inquisitori locali, esorcisti - incaricati d’intervenire concretamente sul territorio. Il concetto di Controriforma ha assunto oggi nuovo vigore sul piano storiografico proprio entro questa non monolitica e più complessa visione dell’apparato coercitivo. Le valenze repressive di un sistema di potere finalizzato al controllo di opinioni, idee e comportamenti restano indiscutibili, ma non esauriscono la realtà sfaccettata di un’autorità politica che produceva ideologia e cultura, di un potere che proprio per la sua pervasività e volontà d’intervento nei più minuti aspetti della vita sociale presupponeva consenso oltre che coercizione: un potere che doveva creare e sostituire là dove toglieva e proibiva, persuadere e curare oltre che punire.
La Controriforma / Bonora, Elena. - (2001), pp. 1-142.
La Controriforma
BONORA, Elena
2001-01-01
Abstract
In questo libro il concetto di Controriforma indica un processo di trasformazione realizzatosi nel corso del Cinquecento che riguardò la Chiesa di Roma e modificò profondamente la vita religiosa, la cultura e la società della penisola italiana estendendo i suoi effetti in Europa grazie al rafforzamento del ruolo politico e spirituale dell’autorità papale. L’accento è quindi posto sul mutamento: dalla risposta alla sfida protestante alla predisposizione dell’arsenale istituzionale e ideologico, sino all’affermazione del modello nell’ultimo scorcio del Cinquecento e al suo progressivo sfaldarsi intorno alla metà del secolo successivo. Questa prospettiva resta al di fuori delle ormai logore distinzioni concettuali tra una Controriforma intesa come reazione repressiva della Chiesa cattolica dinanzi alla frattura luterana e una Riforma cattolica rappresentata dalla continuità degli sforzi positivi di rinnovamento della Chiesa che, sviluppatisi già a partire dalla fine del Medioevo, avrebbero trovato il più alto momento d’espressione e di coordinamento nel concilio di Trento e nell’azione dei vescovi (H.Jedin). All’interno del nesso storicamente strutturale tra Controriforma e Inquisizione, si sono voluti invece sottolineare qui i conflitti e le contrapposizioni che si crearono tra una pluralità di soggetti istituzionali ecclesiastici riguardo alla gestione del comune progetto controriformistico; le tortuose trasformazioni di questo progetto nel difficile confronto con le resistenze e le esigenze della società; il suo complicarsi e stravolgersi nella trasmissione verso il basso lungo la struttura ramificata di governo clericale che da Roma giungeva alle migliaia di operatori ecclesiastici - confessori, inquisitori locali, esorcisti - incaricati d’intervenire concretamente sul territorio. Il concetto di Controriforma ha assunto oggi nuovo vigore sul piano storiografico proprio entro questa non monolitica e più complessa visione dell’apparato coercitivo. Le valenze repressive di un sistema di potere finalizzato al controllo di opinioni, idee e comportamenti restano indiscutibili, ma non esauriscono la realtà sfaccettata di un’autorità politica che produceva ideologia e cultura, di un potere che proprio per la sua pervasività e volontà d’intervento nei più minuti aspetti della vita sociale presupponeva consenso oltre che coercizione: un potere che doveva creare e sostituire là dove toglieva e proibiva, persuadere e curare oltre che punire.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.