Il saggio è volto a spiegare le ragioni per le quali dopo il I conflitto mondiale in Italia, diversamente dalla Gran Bretagna dalla Francia e dalla Germania, la dottrina liberale oppose gravi difficoltà alla modernizzazione e allo sviluppo democratico dell’ordinamento, insistendo sulla necessità di tutelare lo Stato-persona e le prerogative della corona. Sul piano della cultura politica la stessa assunzione per le elezioni del 1919 del sistema proporzionale, pur consentendo l’affermarsi nei ruoli dell’opposizione dei partiti di massa (il socialista e il partito popolare sturziano), non suscitò i processi costituzionali per giungere a formule di coalizione idonee a costituire maggioranze di governo, né rafforzò le funzioni di indirizzo politico del governo stesso. Quando il fascismo si affermò la sua dinamica costituzionale fu segnata sul piano delle teorie politiche (e non solo) da un contrasto: da un lato maturava l’idea di dotare di una forte caratura politica l’organizzazione corporativa, riducendo le funzioni dello Stato; da un altro lato, si sviluppava velocemente la prospettiva di «politicizzare» lo Stato fascista, rendendo centrali i ruoli guida del partito «dominante» e del Duce, Capo del Governo (nonché primo Ministro e Segretario di Stato). Il contrasto si risolse gradualmente nella seconda direzione e, dopo ampie e inutili discussioni, nell’ottobre 1928 si approvò per la Camera una legge elettorale idonea alla registrazione (e non alla verifica) del consenso al regime: si creò un collegio unico nazionale con una lista unica di quattrocento candidati, che per essere approvata doveva ottenere dalla metà più uno degli elettori. Le elezioni si svolsero il 24 marzo 1929 – subito dopo la stipula dei Patti Lateranensi – e la lista ottenne solo l’1,5% di voti contrari; il regime aveva avuto il plebiscito che attendeva, celebrando un’affermazione che, per molte coincidenze, apparve a molti pressoché irreversibile.
Teorie della rappresentanza dalla proporzionale al plebiscito / Antonetti, Nicola. - 1:(2005), pp. 51-79.
Teorie della rappresentanza dalla proporzionale al plebiscito
ANTONETTI, Nicola
2005-01-01
Abstract
Il saggio è volto a spiegare le ragioni per le quali dopo il I conflitto mondiale in Italia, diversamente dalla Gran Bretagna dalla Francia e dalla Germania, la dottrina liberale oppose gravi difficoltà alla modernizzazione e allo sviluppo democratico dell’ordinamento, insistendo sulla necessità di tutelare lo Stato-persona e le prerogative della corona. Sul piano della cultura politica la stessa assunzione per le elezioni del 1919 del sistema proporzionale, pur consentendo l’affermarsi nei ruoli dell’opposizione dei partiti di massa (il socialista e il partito popolare sturziano), non suscitò i processi costituzionali per giungere a formule di coalizione idonee a costituire maggioranze di governo, né rafforzò le funzioni di indirizzo politico del governo stesso. Quando il fascismo si affermò la sua dinamica costituzionale fu segnata sul piano delle teorie politiche (e non solo) da un contrasto: da un lato maturava l’idea di dotare di una forte caratura politica l’organizzazione corporativa, riducendo le funzioni dello Stato; da un altro lato, si sviluppava velocemente la prospettiva di «politicizzare» lo Stato fascista, rendendo centrali i ruoli guida del partito «dominante» e del Duce, Capo del Governo (nonché primo Ministro e Segretario di Stato). Il contrasto si risolse gradualmente nella seconda direzione e, dopo ampie e inutili discussioni, nell’ottobre 1928 si approvò per la Camera una legge elettorale idonea alla registrazione (e non alla verifica) del consenso al regime: si creò un collegio unico nazionale con una lista unica di quattrocento candidati, che per essere approvata doveva ottenere dalla metà più uno degli elettori. Le elezioni si svolsero il 24 marzo 1929 – subito dopo la stipula dei Patti Lateranensi – e la lista ottenne solo l’1,5% di voti contrari; il regime aveva avuto il plebiscito che attendeva, celebrando un’affermazione che, per molte coincidenze, apparve a molti pressoché irreversibile.File | Dimensione | Formato | |
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