Il saggio rintraccia le ragioni culturali e, talora, ideologiche che nella nuova stagione democratica dell’Italia seguita alla II guerra mondiale furono all’origine di divergenze o di veri e propri conflitti sul modo di intendere le libertà, specie quando queste, inserite nel quadro delle garanzie costituzionali, arrivavano a coniugarsi con la tutela dei diritti vecchi e nuovi dei cittadini e delle formazioni sociali. La ricerca si è volta principalmente in due direzioni: da una parte, alla rilevazione degli elementi politici e dottrinari che alimentarono fin dal 1946 (nella Commissione Forti del Ministero per la Costituente) i contrasti sulle «differenziazioni» che dovevano segnare il passaggio dallo Stato monoclasse al nuovo Stato democratico e pluriclasse; da un’altra parte, al denso dibattito politico sul ruolo che dovevano assumere i poteri dello Stato e i partiti nella salvaguardia e nella promozione dei diritti individuali e sociali. Nella prima direzione si sono ricostruiti analiticamente i compromessi culturali e politici attraverso i quali i diritti di libertà non risultarono più «riflessi», cioè emergenti dall’autolimitazione della sovranità statale, bensì tutti assieme, nelle loro varie espressioni e con una fondamentale impostazione personalistica, disciplinati nella prima parte (e non solo) della Costituzione repubblicana. Nella seconda direzione (sulla scia delle investigazioni di Nicola Matteucci) si è verificato come nel denso dibattito tra i maggiori protagonisti della cultura dell’epoca (da Croce a Sturzo, da Maranini e Della Volpe, da Capograssi a Bobbio, ecc.) si accentuarono le distinzioni tra le nozioni «negative» e quelle «positive» della libertà: la costituzionalizzazione dei diritti inalienabili e imprescrittibili era riproposta spesso sulla base di difficili combinazioni tra rinnovati modelli giusnaturalistici e modelli giuridici positivi; la diffusa identificazione della «libertà dal bisogno» con la giustizia sociale, sostenuta dalla cultura della sinistra, veniva confutata come un pericolo per lo Stato di diritto impegnato a salvaguardare solo l’uguaglianza giuridica dei cittadini.
Il tema delle libertà: dibattiti politici e giuridici / Antonetti, Nicola. - 1°:(2004), pp. 45-60.
Il tema delle libertà: dibattiti politici e giuridici
ANTONETTI, Nicola
2004-01-01
Abstract
Il saggio rintraccia le ragioni culturali e, talora, ideologiche che nella nuova stagione democratica dell’Italia seguita alla II guerra mondiale furono all’origine di divergenze o di veri e propri conflitti sul modo di intendere le libertà, specie quando queste, inserite nel quadro delle garanzie costituzionali, arrivavano a coniugarsi con la tutela dei diritti vecchi e nuovi dei cittadini e delle formazioni sociali. La ricerca si è volta principalmente in due direzioni: da una parte, alla rilevazione degli elementi politici e dottrinari che alimentarono fin dal 1946 (nella Commissione Forti del Ministero per la Costituente) i contrasti sulle «differenziazioni» che dovevano segnare il passaggio dallo Stato monoclasse al nuovo Stato democratico e pluriclasse; da un’altra parte, al denso dibattito politico sul ruolo che dovevano assumere i poteri dello Stato e i partiti nella salvaguardia e nella promozione dei diritti individuali e sociali. Nella prima direzione si sono ricostruiti analiticamente i compromessi culturali e politici attraverso i quali i diritti di libertà non risultarono più «riflessi», cioè emergenti dall’autolimitazione della sovranità statale, bensì tutti assieme, nelle loro varie espressioni e con una fondamentale impostazione personalistica, disciplinati nella prima parte (e non solo) della Costituzione repubblicana. Nella seconda direzione (sulla scia delle investigazioni di Nicola Matteucci) si è verificato come nel denso dibattito tra i maggiori protagonisti della cultura dell’epoca (da Croce a Sturzo, da Maranini e Della Volpe, da Capograssi a Bobbio, ecc.) si accentuarono le distinzioni tra le nozioni «negative» e quelle «positive» della libertà: la costituzionalizzazione dei diritti inalienabili e imprescrittibili era riproposta spesso sulla base di difficili combinazioni tra rinnovati modelli giusnaturalistici e modelli giuridici positivi; la diffusa identificazione della «libertà dal bisogno» con la giustizia sociale, sostenuta dalla cultura della sinistra, veniva confutata come un pericolo per lo Stato di diritto impegnato a salvaguardare solo l’uguaglianza giuridica dei cittadini.File | Dimensione | Formato | |
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