Questa pubblicazione costituisce l’esito delle riflessioni elaborate e seguenti le giornate del convegno internazionale svoltosi nel maggio 2017 a Napoli. Essa non si pone solo quale resoconto o collazione di contributi, piuttosto intende proporsi come la risposta corale di elaborazioni sullo stato dell’arte degli studi di paesaggio, per scavare, nel presente, quale inizio di un cammino condiviso che, pur nelle singole specificità, pone il progetto di paesaggio al centro delle relazioni e dei saperi degli esperti che hanno tra loro dialogato. La pubblicazione restituisce i temi del convegno attraverso una curatela che si apre con il saggio introduttivo dei due autori. In particolare Isotta Cortesi ha coordinato, organizzato sia il convegno che la struttura e la definizione dei contenuti ivi discussi, mentre il prof. Vito Cappiello ha offerto la supervisione alla struttura delle giornate di studio e alla presente pubblicazione. Il convegno ha visto sia l’articolazione di Lectio di ospiti illustri quali Tomaso Montanari, Franco Zagari, Henri Bava, Juan Manuel Palerm Salazar e João Ferreira Nunes presentate nella prima parte del testo, nelle Lectio. Poi i contributi dei singoli ospiti, studiosi, docenti nelle università italiani e esperti di specifici temi costituiscono la parte centrale della pubblicazione ed infine alcuni giovani ricercatori, responsabili dello svolgimento dei tavoli di lavoro nelle due giornate introducono le stesure delle discussioni con i loro saggi. In particolare il mio saggio pongo "IL PAESAGGIO AL CENTRO" delle discussioni sul nostro futuro che permeano il presente. Il paesaggio è una componente fondamentale del nostro patrimonio culturale: conforma le identità delle popolazioni e contribuisce al loro benessere fisico e psicologico. Il paesaggio realmente è un’entità viva e mutevole nel tempo, una nozione che concilia la dimensione scientifica con quella percettiva profondamente legata all’esperienza culturale dei luoghi. Il paesaggio è sintesi di natura e cultura (lo spazio fisico, con i suoi segni stratificati). Le politiche urbane, la pianificazione, le contingenti necessità affrontate, nel secolo scorso, nelle città italiane hanno di fatto, spesso isolato ed escluso i sistemi naturali dallo spazio pubblico e quindi dalla vita cittadina. Quei sistemi naturali che, di fatto, furono loro stessi le ragioni principali dell’esistenza degli insediamenti umani (per esempio: la presenza dei corsi d’acqua, la disponibilità di risorse, il suolo fertile, ecc.) sono stati in quest’ultimo secolo progressivamente elusi, relegati a ruoli secondari nella vita della città e dei suoi abitanti. Oggi viceversa, dopo la presa d’atto di questa discontinuità città-natura, stiamo assistendo ad un processo dove la città, con i propri nuclei storici, con le trasformazioni del dopoguerra, con gli innesti contemporanei, con gli spazi aperti, rurali anche residuali, riconosce proprio nei frammenti di natura il principio, l’incipit, fondante per ricercare una nuova rete che, dalla presenza dei sistemi idrografici (laghi, fiumi, lagune…), orografici (montagne, colline…), della vegetazione spontanea e coltivata (boschi, prati e campi agricoli….), trae le ragioni per ripensare e rifondare lo spazio della città abitata dall’uomo partendo dal ragionare sull’unità paesaggio-città. E così i progetti urbani in Europa ricercano un modello di spazio abitato, fondato non più soltanto sulla dimensione antropocentrica consolidata ma piuttosto aperta e strutturata su una pre-visione biocentrica. Come progettisti siamo motivati a ridurre, a correggere, a migliorare il degrado, ma siamo anche motivati e nutriti dall’abbondanza, dalla meraviglia e dalla bellezza. L’esperienza della bellezza e l’esito formale di un progetto dovrebbero rientrare nel dibattito sulla sostenibilità tanto quanto il discorso dei sistemi ecologici. La conservazione degli ecosistemi, la rivelazione dei processi e il risanamento dei luoghi costruiscono un progetto che, in coloro che lo vivono, può indurre una coscienza responsabile delle proprie azioni sull’ambiente, rilevando l’importanza dell’impulso al cambiamento, riformulando priorità e valori che hanno ripercussioni ed esiti sul benessere fisico e psicologico. Attraverso questa pubblicazione penso sia importante far conoscere al pubblico la necessità di un'alleanza fondata su alcuni principi tra coloro che lavorano sul paesaggio e sulla città: - dapprima la centralità del progetto, - le responsabilità dei progettisti in relazione alla limitatezza delle risorse, - la sfida intrapresa per negoziare tra i sistemi ambientali e quelli culturali - la necessità di costruire nuove alleanze tra differenti figure professionali, - l’importanza di tessere relazioni capaci di costruire spazi aperti di qualità per migliorare la comunità e l’ambiente dei luoghi che abitiamo. In questo lungo tempo dell’elaborazione ho avuto l’occasione per discutere con un certo ottimismo per dare forma a una visione germinativa per il nostro tempo consapevole che stiamo ragionando su uno dei paradigmi interpretativi del futuro, una risorsa strategica che confido ci aiuterà a superare le aporie del presente. Isotta Cortesi ha immaginato la struttura del libro, le sequenze dei capitoli (le presentazion, le lectio, i saggi degli autori, ed i contributi degli ospiti sino agli esiti dei tavoli di lavoro e alle conclusioni) affinché potesse prender forma come monografia organizzando parti diverse per contenuti susseguenti. Inoltre ha scritto specificatamente nello stesso volume il saggio introduttivo"Il paesaggio al centro", da p. 30 a p. 53.

Il paesaggio al centro. Integrazione tra discipline / Cortesi, Isotta. - (2017), pp. 1-624.

Il paesaggio al centro. Integrazione tra discipline

Isotta Cortesi
2017-01-01

Abstract

Questa pubblicazione costituisce l’esito delle riflessioni elaborate e seguenti le giornate del convegno internazionale svoltosi nel maggio 2017 a Napoli. Essa non si pone solo quale resoconto o collazione di contributi, piuttosto intende proporsi come la risposta corale di elaborazioni sullo stato dell’arte degli studi di paesaggio, per scavare, nel presente, quale inizio di un cammino condiviso che, pur nelle singole specificità, pone il progetto di paesaggio al centro delle relazioni e dei saperi degli esperti che hanno tra loro dialogato. La pubblicazione restituisce i temi del convegno attraverso una curatela che si apre con il saggio introduttivo dei due autori. In particolare Isotta Cortesi ha coordinato, organizzato sia il convegno che la struttura e la definizione dei contenuti ivi discussi, mentre il prof. Vito Cappiello ha offerto la supervisione alla struttura delle giornate di studio e alla presente pubblicazione. Il convegno ha visto sia l’articolazione di Lectio di ospiti illustri quali Tomaso Montanari, Franco Zagari, Henri Bava, Juan Manuel Palerm Salazar e João Ferreira Nunes presentate nella prima parte del testo, nelle Lectio. Poi i contributi dei singoli ospiti, studiosi, docenti nelle università italiani e esperti di specifici temi costituiscono la parte centrale della pubblicazione ed infine alcuni giovani ricercatori, responsabili dello svolgimento dei tavoli di lavoro nelle due giornate introducono le stesure delle discussioni con i loro saggi. In particolare il mio saggio pongo "IL PAESAGGIO AL CENTRO" delle discussioni sul nostro futuro che permeano il presente. Il paesaggio è una componente fondamentale del nostro patrimonio culturale: conforma le identità delle popolazioni e contribuisce al loro benessere fisico e psicologico. Il paesaggio realmente è un’entità viva e mutevole nel tempo, una nozione che concilia la dimensione scientifica con quella percettiva profondamente legata all’esperienza culturale dei luoghi. Il paesaggio è sintesi di natura e cultura (lo spazio fisico, con i suoi segni stratificati). Le politiche urbane, la pianificazione, le contingenti necessità affrontate, nel secolo scorso, nelle città italiane hanno di fatto, spesso isolato ed escluso i sistemi naturali dallo spazio pubblico e quindi dalla vita cittadina. Quei sistemi naturali che, di fatto, furono loro stessi le ragioni principali dell’esistenza degli insediamenti umani (per esempio: la presenza dei corsi d’acqua, la disponibilità di risorse, il suolo fertile, ecc.) sono stati in quest’ultimo secolo progressivamente elusi, relegati a ruoli secondari nella vita della città e dei suoi abitanti. Oggi viceversa, dopo la presa d’atto di questa discontinuità città-natura, stiamo assistendo ad un processo dove la città, con i propri nuclei storici, con le trasformazioni del dopoguerra, con gli innesti contemporanei, con gli spazi aperti, rurali anche residuali, riconosce proprio nei frammenti di natura il principio, l’incipit, fondante per ricercare una nuova rete che, dalla presenza dei sistemi idrografici (laghi, fiumi, lagune…), orografici (montagne, colline…), della vegetazione spontanea e coltivata (boschi, prati e campi agricoli….), trae le ragioni per ripensare e rifondare lo spazio della città abitata dall’uomo partendo dal ragionare sull’unità paesaggio-città. E così i progetti urbani in Europa ricercano un modello di spazio abitato, fondato non più soltanto sulla dimensione antropocentrica consolidata ma piuttosto aperta e strutturata su una pre-visione biocentrica. Come progettisti siamo motivati a ridurre, a correggere, a migliorare il degrado, ma siamo anche motivati e nutriti dall’abbondanza, dalla meraviglia e dalla bellezza. L’esperienza della bellezza e l’esito formale di un progetto dovrebbero rientrare nel dibattito sulla sostenibilità tanto quanto il discorso dei sistemi ecologici. La conservazione degli ecosistemi, la rivelazione dei processi e il risanamento dei luoghi costruiscono un progetto che, in coloro che lo vivono, può indurre una coscienza responsabile delle proprie azioni sull’ambiente, rilevando l’importanza dell’impulso al cambiamento, riformulando priorità e valori che hanno ripercussioni ed esiti sul benessere fisico e psicologico. Attraverso questa pubblicazione penso sia importante far conoscere al pubblico la necessità di un'alleanza fondata su alcuni principi tra coloro che lavorano sul paesaggio e sulla città: - dapprima la centralità del progetto, - le responsabilità dei progettisti in relazione alla limitatezza delle risorse, - la sfida intrapresa per negoziare tra i sistemi ambientali e quelli culturali - la necessità di costruire nuove alleanze tra differenti figure professionali, - l’importanza di tessere relazioni capaci di costruire spazi aperti di qualità per migliorare la comunità e l’ambiente dei luoghi che abitiamo. In questo lungo tempo dell’elaborazione ho avuto l’occasione per discutere con un certo ottimismo per dare forma a una visione germinativa per il nostro tempo consapevole che stiamo ragionando su uno dei paradigmi interpretativi del futuro, una risorsa strategica che confido ci aiuterà a superare le aporie del presente. Isotta Cortesi ha immaginato la struttura del libro, le sequenze dei capitoli (le presentazion, le lectio, i saggi degli autori, ed i contributi degli ospiti sino agli esiti dei tavoli di lavoro e alle conclusioni) affinché potesse prender forma come monografia organizzando parti diverse per contenuti susseguenti. Inoltre ha scritto specificatamente nello stesso volume il saggio introduttivo"Il paesaggio al centro", da p. 30 a p. 53.
2017
Il paesaggio al centro. Integrazione tra discipline / Cortesi, Isotta. - (2017), pp. 1-624.
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