Cosa rimane del teatro quando il sipario si è chiuso? Si può rintracciare una strategia, una logica, una tecnica, per cui il teatro costruisce la sua propria memorabilità? “Remeber me”, intima ad Amleto il fantasma del re suo padre, un’immagine insistente che nella scena ha il luogo della propria ricomparsa e la promessa della propria memorabilità. Tutta la storia del teatro occidentale è animata da simili richieste di sopravvivenza, che permettono all’arte effimera per eccellenza di rimanere oltre il tempo specifico dell’evento. Questo libro interroga la forma dei ritorni con cui la scena teatrale, nel Rinascimento e nel contemporaneo, organizza la propria memorabilità. L’oggetto è insieme generale – il teatro è in sé archivio, macchina di ripetizioni, medium di un ritorno – e particolare – la ricomparsa di forme specifiche di rappresentazione. L’ipotesi centrale che attraversa i vari interventi è che la costruzione di una certa memorabilità a teatro passi per principi quantificabili, ripetibili e trasmissibili, e che l’efficacia del teatro in termini mnestici torni come forza attualizzabile, nel corso della storia, sotto nuova forma, dall’antichità al contemporaneo. Là dove un’arte della memoria è all’opera in scena, quando una certa scena è costruita secondo una retorica della memorabilità capace di indurre un effetto memoriale negli spettatori, essa è in grado di fondare una comunità non solo in termini di istantaneità (la compresenza degli spettatori nello spazio e nel tempo dell’evento), ma anche di durata, tramite la costruzione di una memoria – futura – comune: un segreto appuntamento tra quelli che condividono nient’altro che un ricordo. Il presente acronico della scena si distende allora tra il tempo passato che ritorna e il tempo futuro in cui lo spettatore ricorderà, rinnovando la promessa di Amleto: “Remember me”.

La perfomance della memoria. La scena del teatro come luogo di sopravvivenze, ritorni, tracce e fantasmi / Bortoletti, F; Sacchi, A. - (2018), pp. 1-500.

La perfomance della memoria. La scena del teatro come luogo di sopravvivenze, ritorni, tracce e fantasmi

Bortoletti F;
2018-01-01

Abstract

Cosa rimane del teatro quando il sipario si è chiuso? Si può rintracciare una strategia, una logica, una tecnica, per cui il teatro costruisce la sua propria memorabilità? “Remeber me”, intima ad Amleto il fantasma del re suo padre, un’immagine insistente che nella scena ha il luogo della propria ricomparsa e la promessa della propria memorabilità. Tutta la storia del teatro occidentale è animata da simili richieste di sopravvivenza, che permettono all’arte effimera per eccellenza di rimanere oltre il tempo specifico dell’evento. Questo libro interroga la forma dei ritorni con cui la scena teatrale, nel Rinascimento e nel contemporaneo, organizza la propria memorabilità. L’oggetto è insieme generale – il teatro è in sé archivio, macchina di ripetizioni, medium di un ritorno – e particolare – la ricomparsa di forme specifiche di rappresentazione. L’ipotesi centrale che attraversa i vari interventi è che la costruzione di una certa memorabilità a teatro passi per principi quantificabili, ripetibili e trasmissibili, e che l’efficacia del teatro in termini mnestici torni come forza attualizzabile, nel corso della storia, sotto nuova forma, dall’antichità al contemporaneo. Là dove un’arte della memoria è all’opera in scena, quando una certa scena è costruita secondo una retorica della memorabilità capace di indurre un effetto memoriale negli spettatori, essa è in grado di fondare una comunità non solo in termini di istantaneità (la compresenza degli spettatori nello spazio e nel tempo dell’evento), ma anche di durata, tramite la costruzione di una memoria – futura – comune: un segreto appuntamento tra quelli che condividono nient’altro che un ricordo. Il presente acronico della scena si distende allora tra il tempo passato che ritorna e il tempo futuro in cui lo spettatore ricorderà, rinnovando la promessa di Amleto: “Remember me”.
2018
La perfomance della memoria. La scena del teatro come luogo di sopravvivenze, ritorni, tracce e fantasmi / Bortoletti, F; Sacchi, A. - (2018), pp. 1-500.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11381/2891908
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