Il periodo che va dal 1945 al 2016 si caratterizza per la grande trasformazione e il grande balzo in avanti dell’economia mantovana, ma tale trasformazione troverà spesso forti resistenze da parte di quella che qui viene chiamata “l’eterna oligarchia”, ferocemente impegnata nella difesa dello status quo. Gli argomenti sono di volta in volta diversi (la vocazione agricola, la pace sociale, l’ambiente, il turismo e la salvaguardia del patrimonio artistico, ecc.), ma è sempre evidente una più o meno aperta ostilità nei confronti del cambiamento. La difesa della dimensione storica e culturale della città non è in assoluto un ostacolo alla modernizzazione, ma lo diventa nel momento in cui si pone come modello economico alternativo all’industrializzazione. Non è un caso se per buona parte del secondo dopoguerra l’edilizia e la rendita fondiaria svolgeranno proprio la funzione di stanza di compensazione tra il potere di interdizione di questa oligarchia e l’esigenza di lavoro e sviluppo alla quale solo l’industria poteva dare una risposta efficace. In questo lavoro si analizza questa dialettica patologica e la frequente latitanza della politica nel governare e indirizzare la trasformazione. Anche qui con alcune lodevoli eccezioni. Ma resta il fatto che lo sviluppo a Mantova sembra essere il frutto casuale di un processo di adattamento a un ambiente ostile e che per questo si porta sulle spalle tutte le mancanze e le diseconomie derivanti dall’assenza di strategia.

Troppo ambiziosa, troppo modesta. Mantova 1945-2016 / Grandi, Alberto. - STAMPA. - (2019), pp. 35-52.

Troppo ambiziosa, troppo modesta. Mantova 1945-2016

Alberto Grandi
2019-01-01

Abstract

Il periodo che va dal 1945 al 2016 si caratterizza per la grande trasformazione e il grande balzo in avanti dell’economia mantovana, ma tale trasformazione troverà spesso forti resistenze da parte di quella che qui viene chiamata “l’eterna oligarchia”, ferocemente impegnata nella difesa dello status quo. Gli argomenti sono di volta in volta diversi (la vocazione agricola, la pace sociale, l’ambiente, il turismo e la salvaguardia del patrimonio artistico, ecc.), ma è sempre evidente una più o meno aperta ostilità nei confronti del cambiamento. La difesa della dimensione storica e culturale della città non è in assoluto un ostacolo alla modernizzazione, ma lo diventa nel momento in cui si pone come modello economico alternativo all’industrializzazione. Non è un caso se per buona parte del secondo dopoguerra l’edilizia e la rendita fondiaria svolgeranno proprio la funzione di stanza di compensazione tra il potere di interdizione di questa oligarchia e l’esigenza di lavoro e sviluppo alla quale solo l’industria poteva dare una risposta efficace. In questo lavoro si analizza questa dialettica patologica e la frequente latitanza della politica nel governare e indirizzare la trasformazione. Anche qui con alcune lodevoli eccezioni. Ma resta il fatto che lo sviluppo a Mantova sembra essere il frutto casuale di un processo di adattamento a un ambiente ostile e che per questo si porta sulle spalle tutte le mancanze e le diseconomie derivanti dall’assenza di strategia.
2019
978-88-85614-57-4
Troppo ambiziosa, troppo modesta. Mantova 1945-2016 / Grandi, Alberto. - STAMPA. - (2019), pp. 35-52.
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