Il secondo volume della Storia del lavoro in Italia dedicato al Medioevo, che si avvale di molti specialisti, rinnova una tradizione di studi che fu a lungo al centro degli interessi degli storici economici da Amintore Fanfani, che aveva collaborato al progetto coordinato da Riccardo del Giudice negli anni Trenta interrotto dall'inizio del secondo conflitto mondiale, fino a Gino Luzzatto. L'attenzione al tema derivò dalla rivoluzione concettuale e ideologica determinata dalla Grande Guerra in merito ai rapporti tra stato e popolo, diritti collettivi e individuali, capitale e lavoro. Così come indicato nella costituzione di Weimar l'ordinamento della vita economica doveva tendere a offrire a ciascun cittadino un'esistenza degna dell'uomo. Il lavoro era lo strumento indispensabile per concepire questo disegno e lo stato aveva il compito di garantire a ogni tedesco/a un'occupazione che gli assicurasse il godimento di una vita serena e la fruizione di standard che gli garantissero benessere materiale e spirituale. In questo senso anche la proprietà privata doveva essere volta al bene comune, così pure l'attività delle imprese, come aveva indicato Walther Rathenau nella Die Neue Wirtschaft. Tutti i tipi di lavoro dovevano essere considerati dignitosi, senza gerarchie discriminanti, proprio come la guerra di trincea aveva annullato le differenze di ceto e classe, sul modello esemplarmente concepito da Ernst Junger nel romanzo Der Arbeiter. Herrschaft und Gestalt, autentico manifesto dell'età nuova postbellica. Il lavoro, però, oltre che un diritto, diveniva anche un dovere per giustificare la propria cittadinanza e la piena partecipazione alla vita collettiva dello stato, come recitava solennemente l'articolo 163 della costituzione della nuova repubblica tedesca secondo il quale ogni cittadino doveva impegnare le proprie energie, spirituali e corporee, a vantaggio della comunità nazionale, così come operai e impiegati dovevano collaborare con i capi d'industria sia per incidere positivamente sulle condizioni di lavoro sia per assicurare la continuità e lo sviluppo dell'attività dell'impresa. Di fronte all'odierna smaterializzazione del lavoro e alla sua radicale trasformazione l'interpretazione storiografica di lungo periodo torna a essere cruciale e determinante per progettare una politica del futuro. Il libro offre una periodizzazione tradizionale, spartendo con l'anno Mille i due periodi che caratterizzano l'età medioevale, dal V al X secolo, e dal XI al XV. E' una soluzione piuttosto logica perché separa la fase di transizione dall'era tardo antica verso quella di rinnovamento seguita all'espansione europea in Oriente e alla ripresa dei traffici commerciali sulle medie e lunghe distanze. L'area geografica considerata nei saggi è prevalentemente italiana. I tre temi affrontati sono quelli dell'evoluzione del concetto di lavoro nel sistema di valori della cultura del tempo, passando dalla società strutturata nei tre ordini tradizionali (guerrieri, chierici e lavoratori), caratterizzata dalla dipendenza servile, alla sua progressiva trasformazione in forme più codificate di rapporti salariali, in denaro o in natura; della dicotomia città/campagna, senza però tralasciare per quest'ultima la multiforme varietà di occupazioni accessorie rispetto a quelle agricole (carbonai, boscaioli, artigiani, etc.); e, infine, del pieno dispiegamento nelle città del tardo Medioevo di un sistema sempre più specializzato di arti, basse o alte, e di professioni, in cui il lavoro, rivalutato ormai pienamente rispetto al mondo antico e divenuto strumento di affrancamento e di conseguimento della piena dignità umana, si coniuga al godimento della cittadinanza e dei diritti politici, oltre a divenire non infrequentemente strumento di ascesa sociale sia in termini di ricchezza sia di status.

Gian Luca Podestà, recensione a F. Franceschi, a cura di, Storia del lavoro in Italia, Il Medioevo. Dalla dipendenza personale al lavoro contrattato (Castelvecchi 2017) / Podesta', Gian Luca. - In: GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI. - ISSN 1720-4321. - IV trimestre 2018:(2019), pp. 211-213.

Gian Luca Podestà, recensione a F. Franceschi, a cura di, Storia del lavoro in Italia, Il Medioevo. Dalla dipendenza personale al lavoro contrattato (Castelvecchi 2017).

Gian Luca Podestà
2019-01-01

Abstract

Il secondo volume della Storia del lavoro in Italia dedicato al Medioevo, che si avvale di molti specialisti, rinnova una tradizione di studi che fu a lungo al centro degli interessi degli storici economici da Amintore Fanfani, che aveva collaborato al progetto coordinato da Riccardo del Giudice negli anni Trenta interrotto dall'inizio del secondo conflitto mondiale, fino a Gino Luzzatto. L'attenzione al tema derivò dalla rivoluzione concettuale e ideologica determinata dalla Grande Guerra in merito ai rapporti tra stato e popolo, diritti collettivi e individuali, capitale e lavoro. Così come indicato nella costituzione di Weimar l'ordinamento della vita economica doveva tendere a offrire a ciascun cittadino un'esistenza degna dell'uomo. Il lavoro era lo strumento indispensabile per concepire questo disegno e lo stato aveva il compito di garantire a ogni tedesco/a un'occupazione che gli assicurasse il godimento di una vita serena e la fruizione di standard che gli garantissero benessere materiale e spirituale. In questo senso anche la proprietà privata doveva essere volta al bene comune, così pure l'attività delle imprese, come aveva indicato Walther Rathenau nella Die Neue Wirtschaft. Tutti i tipi di lavoro dovevano essere considerati dignitosi, senza gerarchie discriminanti, proprio come la guerra di trincea aveva annullato le differenze di ceto e classe, sul modello esemplarmente concepito da Ernst Junger nel romanzo Der Arbeiter. Herrschaft und Gestalt, autentico manifesto dell'età nuova postbellica. Il lavoro, però, oltre che un diritto, diveniva anche un dovere per giustificare la propria cittadinanza e la piena partecipazione alla vita collettiva dello stato, come recitava solennemente l'articolo 163 della costituzione della nuova repubblica tedesca secondo il quale ogni cittadino doveva impegnare le proprie energie, spirituali e corporee, a vantaggio della comunità nazionale, così come operai e impiegati dovevano collaborare con i capi d'industria sia per incidere positivamente sulle condizioni di lavoro sia per assicurare la continuità e lo sviluppo dell'attività dell'impresa. Di fronte all'odierna smaterializzazione del lavoro e alla sua radicale trasformazione l'interpretazione storiografica di lungo periodo torna a essere cruciale e determinante per progettare una politica del futuro. Il libro offre una periodizzazione tradizionale, spartendo con l'anno Mille i due periodi che caratterizzano l'età medioevale, dal V al X secolo, e dal XI al XV. E' una soluzione piuttosto logica perché separa la fase di transizione dall'era tardo antica verso quella di rinnovamento seguita all'espansione europea in Oriente e alla ripresa dei traffici commerciali sulle medie e lunghe distanze. L'area geografica considerata nei saggi è prevalentemente italiana. I tre temi affrontati sono quelli dell'evoluzione del concetto di lavoro nel sistema di valori della cultura del tempo, passando dalla società strutturata nei tre ordini tradizionali (guerrieri, chierici e lavoratori), caratterizzata dalla dipendenza servile, alla sua progressiva trasformazione in forme più codificate di rapporti salariali, in denaro o in natura; della dicotomia città/campagna, senza però tralasciare per quest'ultima la multiforme varietà di occupazioni accessorie rispetto a quelle agricole (carbonai, boscaioli, artigiani, etc.); e, infine, del pieno dispiegamento nelle città del tardo Medioevo di un sistema sempre più specializzato di arti, basse o alte, e di professioni, in cui il lavoro, rivalutato ormai pienamente rispetto al mondo antico e divenuto strumento di affrancamento e di conseguimento della piena dignità umana, si coniuga al godimento della cittadinanza e dei diritti politici, oltre a divenire non infrequentemente strumento di ascesa sociale sia in termini di ricchezza sia di status.
2019
Gian Luca Podestà, recensione a F. Franceschi, a cura di, Storia del lavoro in Italia, Il Medioevo. Dalla dipendenza personale al lavoro contrattato (Castelvecchi 2017) / Podesta', Gian Luca. - In: GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI. - ISSN 1720-4321. - IV trimestre 2018:(2019), pp. 211-213.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11381/2856202
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