Sul ruolo dell’antropologia riflessiva e della costruzione congiunta dei risultati etnografici si parla ormai da tempo. Si è parlato della non neutralità dell’etnografo, della disuguaglianza di potere nella relazione osservatore/osservato, di posizionamento dell’etnografo, dei diversi ruoli che di volta in volta l’etnografo può assumere a seconda del soggetto con cui entra in relazione sul campo. Cosa succede invece quando l’osservato non solo osserva, ma anche descrive l’osservatore, ancora meglio: cosa succede quando gli si dà facoltà di parlare della relazione etnografica? Quanto quello che noi immaginiamo che il nostro soggetto d’indagine pensi di noi corrisponde a quello che pensa davvero? Che cosa possiamo capire dallo scarto tra le nostre rappresentazioni e quelle del nostro “informatore” sul nostro ruolo d’etnografo? Questo saggio tenta di discutere tali questioni e si basa su una ricerca di campo svolta a Ponta do Sol, una cittadina di pescatori nell’isola di Santo Antão a Capo Verde. Durante la mia permanenza durata tre anni ho instaurato un relazione privilegiata con Maria Giulia, una anziana signora con cui ho condiviso il progetto di scrivere una storia di vita. Questo saggio si propone di discutere criticamente il posizionamento dell’antropologo all’interno del contesto etnografico, attraverso la messa in luce di quello che i suoi interlocutori pensano dell’esperienza etnografica, questione su cui raramente vengono interpellati. Ho deciso così di far raccontare a Maria Giulia quello che lei pensava che io facessi a Capo Verde. Avevo l’impressione di essere stata molto chiara su quale fosse il mio ruolo e che tre anni di contatto stretto e di lavoro insieme avesse ormai definitivamente chiarito ai suoi occhi il mio ruolo nel contesto capoverdiano. I risultati dell’intervista a Maria Giulia sono stati inattesi. . Una serie di malintesi, di interpretazioni diverse degli stessi avvenimenti e del mio ruolo come etnografa hanno gettato una luce interessante non solo sul ruolo dell’etnografo e sulla dimensione emotiva della ricerca etnografica, ma anche su alcuni aspetti culturali che non erano mai emersi ai miei occhi così chiaramente come dallo scarto tra le nostre rappresentazioni che si è manifestato durante l’intervista.

Quando l'osservato osserva l'osservatore. Un esperimento durante una ricerca sul campo a Capo Verde / Giuffre', Martina. - (2007), pp. 171-191.

Quando l'osservato osserva l'osservatore. Un esperimento durante una ricerca sul campo a Capo Verde

GIUFFRE', Martina
2007-01-01

Abstract

Sul ruolo dell’antropologia riflessiva e della costruzione congiunta dei risultati etnografici si parla ormai da tempo. Si è parlato della non neutralità dell’etnografo, della disuguaglianza di potere nella relazione osservatore/osservato, di posizionamento dell’etnografo, dei diversi ruoli che di volta in volta l’etnografo può assumere a seconda del soggetto con cui entra in relazione sul campo. Cosa succede invece quando l’osservato non solo osserva, ma anche descrive l’osservatore, ancora meglio: cosa succede quando gli si dà facoltà di parlare della relazione etnografica? Quanto quello che noi immaginiamo che il nostro soggetto d’indagine pensi di noi corrisponde a quello che pensa davvero? Che cosa possiamo capire dallo scarto tra le nostre rappresentazioni e quelle del nostro “informatore” sul nostro ruolo d’etnografo? Questo saggio tenta di discutere tali questioni e si basa su una ricerca di campo svolta a Ponta do Sol, una cittadina di pescatori nell’isola di Santo Antão a Capo Verde. Durante la mia permanenza durata tre anni ho instaurato un relazione privilegiata con Maria Giulia, una anziana signora con cui ho condiviso il progetto di scrivere una storia di vita. Questo saggio si propone di discutere criticamente il posizionamento dell’antropologo all’interno del contesto etnografico, attraverso la messa in luce di quello che i suoi interlocutori pensano dell’esperienza etnografica, questione su cui raramente vengono interpellati. Ho deciso così di far raccontare a Maria Giulia quello che lei pensava che io facessi a Capo Verde. Avevo l’impressione di essere stata molto chiara su quale fosse il mio ruolo e che tre anni di contatto stretto e di lavoro insieme avesse ormai definitivamente chiarito ai suoi occhi il mio ruolo nel contesto capoverdiano. I risultati dell’intervista a Maria Giulia sono stati inattesi. . Una serie di malintesi, di interpretazioni diverse degli stessi avvenimenti e del mio ruolo come etnografa hanno gettato una luce interessante non solo sul ruolo dell’etnografo e sulla dimensione emotiva della ricerca etnografica, ma anche su alcuni aspetti culturali che non erano mai emersi ai miei occhi così chiaramente come dallo scarto tra le nostre rappresentazioni che si è manifestato durante l’intervista.
2007
978-88-8353-585-7
Quando l'osservato osserva l'osservatore. Un esperimento durante una ricerca sul campo a Capo Verde / Giuffre', Martina. - (2007), pp. 171-191.
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