E’ universalmente noto che di Piaget ce n’è più di uno solo. Si è parlato di Piaget biologo (laureato in zoologia con uno studio sui molluschi), di Piaget filosofo (pentito, a stare ad una sua biografia), certamente epistemologo, ma anche sociologo, e nonostante l’opposizione dell’establishment della materia, di Piaget logico. Ovviamente, e soprattutto, di Piaget psicologo genetico. Tanti, diversi Piaget, oppure Piaget molteplice? No, piuttosto Piaget incompreso. L’opera di Piaget, al lettore di lingua italiana, arrivò con ritardi inverosimili: la prima traduzione è del 1951, quando i primi scritti in lingua originale (il francese) erano usciti negli anni ‘20. Toccò a Guido Petter diffondere in Italia la conoscenza dei lavori di Piaget, ma sulla base di attese pedagogiche, anzi squisitamente didattiche (l’insegnamento della lingua italiana, difficile per i bambini veneti d’allora, che si esprimevano correntemente in dialetto). Risale ad allora, non solo in Italia, il tentativo di portare Piaget in classe e di farne un catechismo per gli insegnanti. Ma in séguito agli equivoci con un suo ex-allievo, il didatta Hans Aebli, ed alla discussione con Jerome S. Bruner, lo psicologo americano dello strutturalismo didattico, con la morte di Piaget, nel 1980, è invalsa la convinzione che trasporre in didattica la sua ricerca sullo sviluppo è insieme “necessario e impossibile” (Droz, 1980). A trent’anni di distanza il presente volume cerca di rispondere a questa sfida, esaminando i lavori postumi di Piaget usciti nel frattempo, ma soprattutto recuperando il corpus degli scritti educativi e pedagogici e, prima ancora, quelli a carattere teologico e filosofico della giovinezza. Emerge così non, come è stato detto (Xypas, 2001), “un altro Piaget”, ma un Piaget a tutto tondo, cristiano sociale di tradizione protestante, che ispirato dall’<aria di Ginevra>, umanitaria e cosmopolita, tra i bagliori del Novecento aveva concepito la ricerca scientifica come la missione di riscattare la ragione tradita dalle guerre, di rifondare la conoscenza come etica dell’intelligenza, e quindi di militare a favore dell’educazione alla pace ed alla cooperazione internazionale. Un’impresa profondamente innovativa, che ha anticipato in epistemologia il Costruttivismo contemporaneo e, per quanto concerne l’insegnamento, i modelli didattici di terza generazione.

Jean Piaget: epistemologia e didattica / Damiano, Elio. - (2010), pp. 1-313.

Jean Piaget: epistemologia e didattica

DAMIANO, Elio
2010-01-01

Abstract

E’ universalmente noto che di Piaget ce n’è più di uno solo. Si è parlato di Piaget biologo (laureato in zoologia con uno studio sui molluschi), di Piaget filosofo (pentito, a stare ad una sua biografia), certamente epistemologo, ma anche sociologo, e nonostante l’opposizione dell’establishment della materia, di Piaget logico. Ovviamente, e soprattutto, di Piaget psicologo genetico. Tanti, diversi Piaget, oppure Piaget molteplice? No, piuttosto Piaget incompreso. L’opera di Piaget, al lettore di lingua italiana, arrivò con ritardi inverosimili: la prima traduzione è del 1951, quando i primi scritti in lingua originale (il francese) erano usciti negli anni ‘20. Toccò a Guido Petter diffondere in Italia la conoscenza dei lavori di Piaget, ma sulla base di attese pedagogiche, anzi squisitamente didattiche (l’insegnamento della lingua italiana, difficile per i bambini veneti d’allora, che si esprimevano correntemente in dialetto). Risale ad allora, non solo in Italia, il tentativo di portare Piaget in classe e di farne un catechismo per gli insegnanti. Ma in séguito agli equivoci con un suo ex-allievo, il didatta Hans Aebli, ed alla discussione con Jerome S. Bruner, lo psicologo americano dello strutturalismo didattico, con la morte di Piaget, nel 1980, è invalsa la convinzione che trasporre in didattica la sua ricerca sullo sviluppo è insieme “necessario e impossibile” (Droz, 1980). A trent’anni di distanza il presente volume cerca di rispondere a questa sfida, esaminando i lavori postumi di Piaget usciti nel frattempo, ma soprattutto recuperando il corpus degli scritti educativi e pedagogici e, prima ancora, quelli a carattere teologico e filosofico della giovinezza. Emerge così non, come è stato detto (Xypas, 2001), “un altro Piaget”, ma un Piaget a tutto tondo, cristiano sociale di tradizione protestante, che ispirato dall’, umanitaria e cosmopolita, tra i bagliori del Novecento aveva concepito la ricerca scientifica come la missione di riscattare la ragione tradita dalle guerre, di rifondare la conoscenza come etica dell’intelligenza, e quindi di militare a favore dell’educazione alla pace ed alla cooperazione internazionale. Un’impresa profondamente innovativa, che ha anticipato in epistemologia il Costruttivismo contemporaneo e, per quanto concerne l’insegnamento, i modelli didattici di terza generazione.
2010
9788856825503
Jean Piaget: epistemologia e didattica / Damiano, Elio. - (2010), pp. 1-313.
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