L'azione di accertamento negativo

Il volume muove da una riflessione sul diritto del convenuto alla decisione di merito, di cui si difende l’inquadramento dogmatico sub specie di azione e si indagano i presupposti processuali, rilevando, quanto a questi ultimi, talune non secondarie differenze rispetto all’omologa situazione soggettiva dell’attore. Sopra l’azione del convenuto si crede possibile fondare de lege lata un principio di generale ammissibilità dell’azione di accertamento negativo, intesa come azione diretta a far dichiarare l’inesistenza del diritto vantato dal convenuto ovvero del supposto obbligo dell’attore verso costui, pur in mancanza di una norma positiva che – sul modello del § 256 ZPO – espressamente la contempli; dell’azione di accertamento negativo è inoltre verificata la compatibilità con talune formulazioni normative che sembrano postulare la necessità che nel processo civile si controverta intorno ad un diritto sostanziale dell’attore (l’art. 99 c.p.c. e l’art. 24, comma 1°, Cost. in particolare). Ritenutane così la generale proponibilità, benché con talune importante limitazioni soprattutto nel campo dei diritti assoluti e dei diritti potestativi, si procede ad indagare i maggiori problemi che l’azione di accertamento negativo – molto frequente nella prassi – pone da tempo all’interprete: dall’efficacia di giudicato sostanziale della sentenza di rigetto nel merito, alla determinazione dell’interesse e della legittimazione ad agire per suo tramite ed a contraddire alla stessa, all’individuazione del giudice competente, ai rapporti con l’azione di condanna anteriormente proposta a parti invertite, alle questioni in tema d’interruzione della prescrizione e riparto dell’onere della prova, all’esame critico dei possibili abusi cui l’azione negativa si presta.