Emigrato assai precocemente in Francia, Luigi Cherubini ha avuto in sorte, nella prima metà dell’Ottocento, lo stesso trattamento che in area italiana è a quell’epoca di solito riservato a quasi tutti i compositori non italiani: la pressoché totale rimozione. La situazione muta nel corso del Novecento; ma non al punto da far sì che almeno una delle sue opere sia entrata stabilmente in repertorio e divenuta realmente popolare, al di là dei casi eclatanti legati soprattutto alle esecuzioni fiorentine e milanesi della “Medea” nel 1953 e nel 1961, e dei segni di attenzione comunque rappresentati dalle produzioni radiofoniche della RAI realizzate negli studi di Milano, Napoli, Roma, Torino dagli anni Cinquanta agli anni Settanta. Destino meno avverso è senza dubbio toccato al Cherubini autore di musica strumentale e sacra; ma senza che al favore crescente e incondizionato accordatogli in sede critica e accademica abbia fatto seguito un assestamento reale nei repertori e nelle consuetudini del pubblico. La stessa considerazione, a ben vedere, può fungere da riflessione conclusiva sulla fortuna otto-novecentesca di Cherubini in Italia. Una fortuna segnata dalla rinascita nel neonato regno d’Italia dopo decenni di totale rimozione: una riedificazione simbolica avviata con l’inaugurazione del monumento nel chiostro di Santa Croce, in una Firenze da qualche anno capitale del nuovo stato, ma non ancora seguita, oggi, a più di centoquarant’anni di distanza, da una rinascita musicale che si possa definire a pieno titolo autentica e condivisa.

Le ragioni dell'assenza: la ricezione otto-novecentesca di Cherubini in Italia / Capra, Marco. - STAMPA. - (2011), pp. 189-201. (Intervento presentato al convegno Cherubini al "Cherubini" tenutosi a Firenze nel 8-9 ottobre 2010).

Le ragioni dell'assenza: la ricezione otto-novecentesca di Cherubini in Italia

CAPRA, Marco
2011-01-01

Abstract

Emigrato assai precocemente in Francia, Luigi Cherubini ha avuto in sorte, nella prima metà dell’Ottocento, lo stesso trattamento che in area italiana è a quell’epoca di solito riservato a quasi tutti i compositori non italiani: la pressoché totale rimozione. La situazione muta nel corso del Novecento; ma non al punto da far sì che almeno una delle sue opere sia entrata stabilmente in repertorio e divenuta realmente popolare, al di là dei casi eclatanti legati soprattutto alle esecuzioni fiorentine e milanesi della “Medea” nel 1953 e nel 1961, e dei segni di attenzione comunque rappresentati dalle produzioni radiofoniche della RAI realizzate negli studi di Milano, Napoli, Roma, Torino dagli anni Cinquanta agli anni Settanta. Destino meno avverso è senza dubbio toccato al Cherubini autore di musica strumentale e sacra; ma senza che al favore crescente e incondizionato accordatogli in sede critica e accademica abbia fatto seguito un assestamento reale nei repertori e nelle consuetudini del pubblico. La stessa considerazione, a ben vedere, può fungere da riflessione conclusiva sulla fortuna otto-novecentesca di Cherubini in Italia. Una fortuna segnata dalla rinascita nel neonato regno d’Italia dopo decenni di totale rimozione: una riedificazione simbolica avviata con l’inaugurazione del monumento nel chiostro di Santa Croce, in una Firenze da qualche anno capitale del nuovo stato, ma non ancora seguita, oggi, a più di centoquarant’anni di distanza, da una rinascita musicale che si possa definire a pieno titolo autentica e condivisa.
2011
9788822260871
Le ragioni dell'assenza: la ricezione otto-novecentesca di Cherubini in Italia / Capra, Marco. - STAMPA. - (2011), pp. 189-201. (Intervento presentato al convegno Cherubini al "Cherubini" tenutosi a Firenze nel 8-9 ottobre 2010).
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