La ricerca mette in luce la distinzione che Wolff traccia tra forza (vis) e facoltà o capacità (facultas) e ne mostra il rilievo storico e teorico, con particolare riferimento al pensiero di Kant edi Brentano, presentando in una nuova prospettiva le critiche che essi hanno rivolto a Wolff e la possibile influenza wolffiana sul loro pensiero. Proprio la distinzione tra vis e facultas è rilevante per la concezione della spontaneità del soggetto e delle sue funzioni, che è presupposto sia dal pensiero di Kant che della dottrina brentaniana dell’intenzionalità. Secondo l’ontologia di Wolff, l’anima è una sostanza semplice capace però di modificare se stessa; l’anima è infatti provvista di una forza (vis activa) caratterizzata da un impeto (conatus) ad agire: la forza può quindi mettere in attività la facoltà di iniziare azioni e provocare modificazioni. Secondo Wolff, sono possibili molteplici e varie manifestazioni della forza e differenti facoltà, come quella della percezione, del sentimento, della conoscenza. Si tratta sempre di facoltà dell’anima, la cui vita è ricca di manifestazioni ed eventi. Questo aspetto del pensiero di Wolff non è stato colto da filosofi che pure lo hanno apprezzato e ne hanno ricavato stimoli, perché sia Kant, Meyer, Brentano, Lotze (in un senso negativo), sia Herbart (in un senso positivo) hanno ritenuto che Wolff attribuisse all’anima solo una forza o facoltà cognitiva; di qui è derivata la critica – rivolta anche a Herbart che, come è noto, era a sua volta critico nei confronti della dottrina delle molteplici facoltà dell’anima – secondo cui Wolff aveva una concezione molto povera e uniforme della vita dell’anima. Queste critiche divenute tradizionali non considerano proprio il fatto che Wolff aveva distinto tra forza e facoltà, allo scopo di fondare la psicologia sull’ontologia e allo scopo di distinguere tra psicologia razionale e psicologia empirica, ponendo la forza sul piano ontologico e la facoltà sul piano psicologico. In questo modo, Wolff poteva sia giustificare l’unitarietà della vita dell’anima, sia la varietà delle sue manifestazioni. Per questo, quando Kant distingue tre originarie facoltà, quella del conoscere, quella del sentimento e quella del desiderare, ritiene di doversi contrapporre a Wolff, con il quale è d’altra parte in accordo, sia per la concezione della spontaneità delle facoltà stesse, sia per l’importanza data alla psicologia empirica. Con la sua distinzione Wolff ha infatti contribuito, in particolare, allo sviluppo della psicologia come disciplina empirico-descrittiva, grazie alla quale Kant ha compreso fin dagli anni Settanta – come dimostrano le sue lezioni di psicologia – l’importanza del sentimento come facoltà autonoma e dei suoi fenomeni, un aspetto del suo pensiero particolarmente apprezzato da Meyer, da Lotze e da Brentano; e Brentano stesso ha potuto sviluppare ulteriormente la distinzione tra psicologia razionale e empirica, elaborando un metodo analitico-descrittivo quale strumento per comprendere sia la ricchezza della vita psichica, sia il tratto unitario di tutti i fenomeni psichici, l’intenzionalità.

Ontologie und Psychologie-von Wolff zu Brentano / Centi, Beatrice. - STAMPA. - Wolffiana IV. Christian Wolff Gesammelte Werke, Band 133.:(2011), pp. 183-200.

Ontologie und Psychologie-von Wolff zu Brentano

CENTI, Beatrice
2011-01-01

Abstract

La ricerca mette in luce la distinzione che Wolff traccia tra forza (vis) e facoltà o capacità (facultas) e ne mostra il rilievo storico e teorico, con particolare riferimento al pensiero di Kant edi Brentano, presentando in una nuova prospettiva le critiche che essi hanno rivolto a Wolff e la possibile influenza wolffiana sul loro pensiero. Proprio la distinzione tra vis e facultas è rilevante per la concezione della spontaneità del soggetto e delle sue funzioni, che è presupposto sia dal pensiero di Kant che della dottrina brentaniana dell’intenzionalità. Secondo l’ontologia di Wolff, l’anima è una sostanza semplice capace però di modificare se stessa; l’anima è infatti provvista di una forza (vis activa) caratterizzata da un impeto (conatus) ad agire: la forza può quindi mettere in attività la facoltà di iniziare azioni e provocare modificazioni. Secondo Wolff, sono possibili molteplici e varie manifestazioni della forza e differenti facoltà, come quella della percezione, del sentimento, della conoscenza. Si tratta sempre di facoltà dell’anima, la cui vita è ricca di manifestazioni ed eventi. Questo aspetto del pensiero di Wolff non è stato colto da filosofi che pure lo hanno apprezzato e ne hanno ricavato stimoli, perché sia Kant, Meyer, Brentano, Lotze (in un senso negativo), sia Herbart (in un senso positivo) hanno ritenuto che Wolff attribuisse all’anima solo una forza o facoltà cognitiva; di qui è derivata la critica – rivolta anche a Herbart che, come è noto, era a sua volta critico nei confronti della dottrina delle molteplici facoltà dell’anima – secondo cui Wolff aveva una concezione molto povera e uniforme della vita dell’anima. Queste critiche divenute tradizionali non considerano proprio il fatto che Wolff aveva distinto tra forza e facoltà, allo scopo di fondare la psicologia sull’ontologia e allo scopo di distinguere tra psicologia razionale e psicologia empirica, ponendo la forza sul piano ontologico e la facoltà sul piano psicologico. In questo modo, Wolff poteva sia giustificare l’unitarietà della vita dell’anima, sia la varietà delle sue manifestazioni. Per questo, quando Kant distingue tre originarie facoltà, quella del conoscere, quella del sentimento e quella del desiderare, ritiene di doversi contrapporre a Wolff, con il quale è d’altra parte in accordo, sia per la concezione della spontaneità delle facoltà stesse, sia per l’importanza data alla psicologia empirica. Con la sua distinzione Wolff ha infatti contribuito, in particolare, allo sviluppo della psicologia come disciplina empirico-descrittiva, grazie alla quale Kant ha compreso fin dagli anni Settanta – come dimostrano le sue lezioni di psicologia – l’importanza del sentimento come facoltà autonoma e dei suoi fenomeni, un aspetto del suo pensiero particolarmente apprezzato da Meyer, da Lotze e da Brentano; e Brentano stesso ha potuto sviluppare ulteriormente la distinzione tra psicologia razionale e empirica, elaborando un metodo analitico-descrittivo quale strumento per comprendere sia la ricchezza della vita psichica, sia il tratto unitario di tutti i fenomeni psichici, l’intenzionalità.
2011
9783487146782
Ontologie und Psychologie-von Wolff zu Brentano / Centi, Beatrice. - STAMPA. - Wolffiana IV. Christian Wolff Gesammelte Werke, Band 133.:(2011), pp. 183-200.
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