Gli pseudoaneurismi infetti femorali (PAFI) sono una delle complicanze più gravi dovuto all’abuso di sostanze stupefacenti per via endovenosa. Questa complicanza presenta un alto rischio di amputazione che in letteratura varia dal 10 al 100%. Riportiamo due casi di giovani pazienti tossico dipendenti in trattamento con metadone, affetti da PAFI, entrambi di sesso maschile di età rispettivamente di 28 e 31 anni. In entrambi i casi è stata effettuata una rivascolarizzazione con vena safena autologa dopo aver asportato lo pseudoaneurisma e il tratto di arteria interessato. In un caso l’intervento è stato eseguito in emergenza per emorragia , nell’altro è stato riscontrato in seguito ad ecodoppler degli arti inferiori a cui ha fatto seguito un angio tomografia assiale computerizzata. In entrambi sono stati isolati come germi: lo stafilococco aureo e l’escherichia coli, ed è stata effettuata una adeguata terapia antibiotica .A 30 giorni , in seguito al reiterato abuso di cocaina, in un paziente si è avuta una recidiva di pseudoaneurisma, che ha reso necessario in urgenza la rimozione del precedente innesto venoso e riconfezionamento di un altro innesto in vena safena autologa . Al controllo ad 1 mese il paziente presentava claudicatio maggiore di 200 metri, all’ecodoppler occlusione dell’innesto in buon compenso. Il salvataggio d’arto si è ottenuto in entrambi i pazienti. Il trattamento degli PAFI è controverso e dibattuto: vi sono autori che sostengono la legatura delle arterie con asportazione dello pseudoaneurisma senza rivascolarizzazione, in quanto in tal modo si ridurrebbe il rischio di recidiva e si avrebbe una migliore bonifica della sede di infezione , con un rischio accettabile di amputazione, riservando la rivascolarizzazione solo nei casi la legatura determini una grave ischemia; altri autori sostengono invece che sia utile una rivascolarizzazione dell’arto dopo asportazione dello pseudoaneurisma, perché si riduce il rischio di amputazione e si ottiene un risultato migliore quoad functionem. Dalla revisione delle varie casistiche in letteratura, abbiamo raccolto 594 casi di PAFI femorali da abuso parenterale di stupefacenti. Il tasso di amputazione è stato del 15%, l’incidenza di claudicatio invalidante è del 60%. Nel 77,6 % è stato eseguita una legatura dell’arteria con asportazione dello pseudoaneurisma, senza rivascolarizzazione, mentre nel 22,4% è stata eseguita un asportazione dello psudoaneurisma ed una rivascolarizzazione in situ o extraanatomica. L’incidenza di amputazione è stata simile nei 2 tipi di trattamento (16% senza rivascolarizzazione 15% con rivascolarizzazione),mentre risulta significativamente maggiore l’insorgenza di claudicatio invalidante nei pazienti trattati con la legatura senza rivascolarizzazione che è stata del 76%, rispetto al 4 % dei pazienti in cui è stata eseguita una rivascolarizzazione. Dall’analisi dei risultati in letteratura si evince che la rivascolarizzazione nel trattamento degli PAFI presenta una prognosi quoad funtctionem significativamente migliore della legatura senza rivascolarizzazione, ciò importante per il recupero sociale di pazienti in gran parte giovani..

PSEUDOANEURISMI FEMORALI INFETTI DA ABUSO DI SOSTANZE STUPEFAFENTI:DUE DI GIOVANI PAZIENTI / DE TROIA, Alessandro; Tecchio, Tiziano; Azzarone, Matteo; Mosso, F; Corona, P; Strozzi, F; Biasi, L; Perini, P; Salcuni, Pierfranco. - In: ITALIAN JOURNAL OF VASCULAR AND ENDOVASCULAR SURGERY. - ISSN 1824-4777. - 15:(2008), pp. 92-92.

PSEUDOANEURISMI FEMORALI INFETTI DA ABUSO DI SOSTANZE STUPEFAFENTI:DUE DI GIOVANI PAZIENTI

DE TROIA, Alessandro;TECCHIO, Tiziano;AZZARONE, Matteo;PERINI P;SALCUNI, Pierfranco
2008-01-01

Abstract

Gli pseudoaneurismi infetti femorali (PAFI) sono una delle complicanze più gravi dovuto all’abuso di sostanze stupefacenti per via endovenosa. Questa complicanza presenta un alto rischio di amputazione che in letteratura varia dal 10 al 100%. Riportiamo due casi di giovani pazienti tossico dipendenti in trattamento con metadone, affetti da PAFI, entrambi di sesso maschile di età rispettivamente di 28 e 31 anni. In entrambi i casi è stata effettuata una rivascolarizzazione con vena safena autologa dopo aver asportato lo pseudoaneurisma e il tratto di arteria interessato. In un caso l’intervento è stato eseguito in emergenza per emorragia , nell’altro è stato riscontrato in seguito ad ecodoppler degli arti inferiori a cui ha fatto seguito un angio tomografia assiale computerizzata. In entrambi sono stati isolati come germi: lo stafilococco aureo e l’escherichia coli, ed è stata effettuata una adeguata terapia antibiotica .A 30 giorni , in seguito al reiterato abuso di cocaina, in un paziente si è avuta una recidiva di pseudoaneurisma, che ha reso necessario in urgenza la rimozione del precedente innesto venoso e riconfezionamento di un altro innesto in vena safena autologa . Al controllo ad 1 mese il paziente presentava claudicatio maggiore di 200 metri, all’ecodoppler occlusione dell’innesto in buon compenso. Il salvataggio d’arto si è ottenuto in entrambi i pazienti. Il trattamento degli PAFI è controverso e dibattuto: vi sono autori che sostengono la legatura delle arterie con asportazione dello pseudoaneurisma senza rivascolarizzazione, in quanto in tal modo si ridurrebbe il rischio di recidiva e si avrebbe una migliore bonifica della sede di infezione , con un rischio accettabile di amputazione, riservando la rivascolarizzazione solo nei casi la legatura determini una grave ischemia; altri autori sostengono invece che sia utile una rivascolarizzazione dell’arto dopo asportazione dello pseudoaneurisma, perché si riduce il rischio di amputazione e si ottiene un risultato migliore quoad functionem. Dalla revisione delle varie casistiche in letteratura, abbiamo raccolto 594 casi di PAFI femorali da abuso parenterale di stupefacenti. Il tasso di amputazione è stato del 15%, l’incidenza di claudicatio invalidante è del 60%. Nel 77,6 % è stato eseguita una legatura dell’arteria con asportazione dello pseudoaneurisma, senza rivascolarizzazione, mentre nel 22,4% è stata eseguita un asportazione dello psudoaneurisma ed una rivascolarizzazione in situ o extraanatomica. L’incidenza di amputazione è stata simile nei 2 tipi di trattamento (16% senza rivascolarizzazione 15% con rivascolarizzazione),mentre risulta significativamente maggiore l’insorgenza di claudicatio invalidante nei pazienti trattati con la legatura senza rivascolarizzazione che è stata del 76%, rispetto al 4 % dei pazienti in cui è stata eseguita una rivascolarizzazione. Dall’analisi dei risultati in letteratura si evince che la rivascolarizzazione nel trattamento degli PAFI presenta una prognosi quoad funtctionem significativamente migliore della legatura senza rivascolarizzazione, ciò importante per il recupero sociale di pazienti in gran parte giovani..
2008
PSEUDOANEURISMI FEMORALI INFETTI DA ABUSO DI SOSTANZE STUPEFAFENTI:DUE DI GIOVANI PAZIENTI / DE TROIA, Alessandro; Tecchio, Tiziano; Azzarone, Matteo; Mosso, F; Corona, P; Strozzi, F; Biasi, L; Perini, P; Salcuni, Pierfranco. - In: ITALIAN JOURNAL OF VASCULAR AND ENDOVASCULAR SURGERY. - ISSN 1824-4777. - 15:(2008), pp. 92-92.
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