Il saggio ripercorre le vicende legate alla nascita del “Nabucco” di Verdi, analizza le caratteristiche salienti dell’opera e approfondisce le ragioni che hanno concorso alla sua fortuna. Il soggetto del libretto confezionato da Temistocle Solera deriva dal dramma “Nabuchodonosor” di Auguste Anicète-Bourgeois e Francis Cornu, rappresentato per la prima volta a Parigi al Théâtre Ambigu-Comique il 17 ottobre 1836. Dopo la traduzione in italiano, il dramma fu utilizzato come fonte per il “Ballo Storico in cinque parti” del coreografo Antonio Cortesi “Nabucodonosor”, il quale, rappresentato alla Scala il 27 ottobre 1838, probabilmente costituì la fonte diretta del libretto per l’opera di Verdi. Già la trama della pièce francese proponeva tuttavia gli spunti che avrebbero costituito i nodi drammatici poi sviluppati da Solera e da Verdi. Ma fu merito del librettista aver sfruttato appieno una delle opportunità che il genere operistico gli metteva a disposizione: conferire particolare risalto alla dimensione corale, come d’altronde era ampiamente suggerito dal modello rossiniano e dalla matrice oratoriale, oltre che dalla propensione per la grandiosità epica che l’argomento biblico aveva così fortementente ispirato al compositore. Di sua iniziativa, inoltre, Solera aggiunse a mo’ di epigrafe di ognuna delle quattro parti che compongono il libretto una citazione tratta dal Libro di Geremia. Anche questo contribuiva a sottolineare l’architettura a grandi tableaux statici così tipica dell’opera, in aperta contraddizione con quella che sarà la concezione drammatica che verrà rapidamente maturando nelle future opere di Verdi, fino a diventare uno dei suoi tratti distintivi. Tuttavia, a ben vedere, anche in "Nabucco" la propensione per il fare svelto ed essenziale si manifestava già con chiarezza; ma, in ogni caso, la staticità e la monumentalità dell’impianto generale, oltre che la scarsa rilevanza data alla trama amorosa facevano sì che “Nabucco” si collocasse effettivamente al di fuori dell’alveo consueto dell’Opera Italiana: piuttosto il modello di riferimento più prossimo era costituito dalle opere francesi di Rossini, da “Le siège de Corinthe” a “Guillaume Tell” e, soprattutto, “Moïse et Pharaon”. Il successo di "Nabucco" rappresentò per il giovane compositore un vero spartiacque rispetto alla situazione precedente e dal punto di vista professionale segnò l’affrancamento definitivo dall’ambito bussetano e l’ingresso stabile nel grande mercato della produzione operistica. Da quel momento, infatti, la fama dui Verdi travalicò i confini: “Nabucco” fu rappresentato nel 1843 a Vienna e a Lisbona, nel 1844 a Berlino e a Stoccarda, nel 1845 a Parigi, nel 1846 a Londra, e in molte altre città in quegli stessi Paesi e anche fuori dall’Europa. Dal quel momento iniziò per il giovane compositore una rapidissima ascesa che fece l’effetto di irruzione, tanto rapida quanto inattesa, nell’ambito del mondo operistico italiano e che in pochi anni avrebbe fatto di lui il compositore più di moda in Italia, e alla soglie del decennio successivo il più rappresentato, superando il successo dei compositori che prima di lui andavano per la maggiore.

La melodia nuda. "Nabucco" e il progresso dell’arte melodrammatica / Capra, Marco. - In: LA FENICE PRIMA DELL’OPERA. - ISSN 2280-8116. - 2004-1(2004), pp. 71-110.

La melodia nuda. "Nabucco" e il progresso dell’arte melodrammatica

CAPRA, Marco
2004-01-01

Abstract

Il saggio ripercorre le vicende legate alla nascita del “Nabucco” di Verdi, analizza le caratteristiche salienti dell’opera e approfondisce le ragioni che hanno concorso alla sua fortuna. Il soggetto del libretto confezionato da Temistocle Solera deriva dal dramma “Nabuchodonosor” di Auguste Anicète-Bourgeois e Francis Cornu, rappresentato per la prima volta a Parigi al Théâtre Ambigu-Comique il 17 ottobre 1836. Dopo la traduzione in italiano, il dramma fu utilizzato come fonte per il “Ballo Storico in cinque parti” del coreografo Antonio Cortesi “Nabucodonosor”, il quale, rappresentato alla Scala il 27 ottobre 1838, probabilmente costituì la fonte diretta del libretto per l’opera di Verdi. Già la trama della pièce francese proponeva tuttavia gli spunti che avrebbero costituito i nodi drammatici poi sviluppati da Solera e da Verdi. Ma fu merito del librettista aver sfruttato appieno una delle opportunità che il genere operistico gli metteva a disposizione: conferire particolare risalto alla dimensione corale, come d’altronde era ampiamente suggerito dal modello rossiniano e dalla matrice oratoriale, oltre che dalla propensione per la grandiosità epica che l’argomento biblico aveva così fortementente ispirato al compositore. Di sua iniziativa, inoltre, Solera aggiunse a mo’ di epigrafe di ognuna delle quattro parti che compongono il libretto una citazione tratta dal Libro di Geremia. Anche questo contribuiva a sottolineare l’architettura a grandi tableaux statici così tipica dell’opera, in aperta contraddizione con quella che sarà la concezione drammatica che verrà rapidamente maturando nelle future opere di Verdi, fino a diventare uno dei suoi tratti distintivi. Tuttavia, a ben vedere, anche in "Nabucco" la propensione per il fare svelto ed essenziale si manifestava già con chiarezza; ma, in ogni caso, la staticità e la monumentalità dell’impianto generale, oltre che la scarsa rilevanza data alla trama amorosa facevano sì che “Nabucco” si collocasse effettivamente al di fuori dell’alveo consueto dell’Opera Italiana: piuttosto il modello di riferimento più prossimo era costituito dalle opere francesi di Rossini, da “Le siège de Corinthe” a “Guillaume Tell” e, soprattutto, “Moïse et Pharaon”. Il successo di "Nabucco" rappresentò per il giovane compositore un vero spartiacque rispetto alla situazione precedente e dal punto di vista professionale segnò l’affrancamento definitivo dall’ambito bussetano e l’ingresso stabile nel grande mercato della produzione operistica. Da quel momento, infatti, la fama dui Verdi travalicò i confini: “Nabucco” fu rappresentato nel 1843 a Vienna e a Lisbona, nel 1844 a Berlino e a Stoccarda, nel 1845 a Parigi, nel 1846 a Londra, e in molte altre città in quegli stessi Paesi e anche fuori dall’Europa. Dal quel momento iniziò per il giovane compositore una rapidissima ascesa che fece l’effetto di irruzione, tanto rapida quanto inattesa, nell’ambito del mondo operistico italiano e che in pochi anni avrebbe fatto di lui il compositore più di moda in Italia, e alla soglie del decennio successivo il più rappresentato, superando il successo dei compositori che prima di lui andavano per la maggiore.
2004
La melodia nuda. "Nabucco" e il progresso dell’arte melodrammatica / Capra, Marco. - In: LA FENICE PRIMA DELL’OPERA. - ISSN 2280-8116. - 2004-1(2004), pp. 71-110.
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